6 Agosto 2020

Dal 2019 il prezzo della CO2 sta accelerando l’eliminazione del carbone dal settore elettrico

Come avevamo anticipato già qualche mese fa nel nostro Dossier “10 key trends – il clima in Italia nel 2019”, uno dei trend che ha caratterizzato il 2019 sui temi del clima è stato l’aumento dei prezzi delle quote di CO2 sul sistema europeo dell’ETS (Emissions Trading Scheme). Il sistema ETS prevede, infatti, un mercato di quote o permessi ad emettere, a cui i cd. grandi emettitori (i produttori di elettricità e i grandi impianti industriali) sono obbligati a prendere parte, acquistando un volume di quote di CO2 pari alle emissioni che genereranno.

La recente revisione del sistema ETS ha rafforzato i meccanismi di aggiustamento del mercato, in particolare per quanto riguarda l’assorbimento delle quote in eccesso, che proprio dall’inizio del 2019 sono state ritirate in modo consistente. Il risultato è stato che il prezzo del CO2 ha iniziato a crescere stabilmente, toccando quota 20 euro verso la fine del 2018 e consolidandosi per tutto il 2019 su una media di 25 euro per tonnellata di CO2. Secondo gli esperti, l’aumento del prezzo della CO2 sul mercato ETS ha avuto un ruolo determinante nella significativa riduzione delle emissioni di tutto il comparto, che nel 2019 ha tagliato le emissioni del 9% (pari a 150 milioni di tonnellate di CO2 equivalente), a fronte di una economia europea in crescita.

Gli ultimi dati Eurostat segnalano che l’effetto più rilevante si è registrato nel settore della generazione elettrica (-15% di emissioni), dove l’aumento dei prezzi delle quote di CO2 ha reso economicamente svantaggioso produrre elettricità dal carbone (la fonte di generazione elettrica a più alta intensità di CO2), per cui alcuni impianti a carbone sono rimasti non operativi per diverso tempo e sono stati sostituiti dalle fonti rinnovabili e dagli impianti a gas.

Di fatto l’aumento dei prezzi della CO2 sul mercato ETS sta dunque dando una forte accelerata al processo di phase out del carbone per la generazione elettrica in Europa: nel 2019, infatti, la produzione di elettricità da fossili solidi (carbone e lignite) è crollata del 25% rispetto al 2018, soprattutto in Germania, Spagna, Polonia, Regno Unito e Italia. In Italia in particolare, l’apporto del carbone per la generazione elettrica ha registrato un crollo record del 38%, accelerando il trend di riduzione iniziato nel 2012 che dovrebbe portare – auspicabilmente – alla eliminazione totale, secondo i piani del Governo, del carbone entro il 2025.

Il sistema ETS è stato avviato in UE nel 2005 ed è ancora oggi il più esteso mercato del carbonio, rappresentando una pietra miliare delle politiche climatiche europee. In passato i meccanismi che regolano il mercato ETS hanno spesso avuto difficoltà nell’adeguare i volumi delle quote ai trend congiunturali (primo fra tutti la crisi economica del 2009), causando sistematicamente dei surplus di permessi e facendo crollare il prezzo della CO2, e con esso lo stimolo a ridurre le emissioni da parte dei grandi emettitori. Nel 2020 la pandemia da Covid-19 sta dando una ulteriore scossa al sistema, causando un brusco crollo del prezzo (da 25 a 17 euro per tonnellata), ma stavolta il mercato ETS sembrerebbe più resiliente agli shock esterni e già nel giro di poche settimane il prezzo è tornato ai valori pre-lockdown. Tuttavia se il persistere della crisi economica dovesse causare un crollo particolarmente significativo delle emissioni del comparto, alcuni esperti segnalano la necessità di una nuova revisione del sistema ETS (ad esempio introducendo un prezzo minimo delle quote di CO2), anche per allinearlo al nuovo obiettivo di carbon neutrality dell’UE.

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