4 Agosto 2020
Destinare almeno il 30% del Recovery Fund ad azioni per il clima
Edoriale a cura di Edo Ronchi
Le conclusioni del Consiglio europeo del 21 luglio, raggiunte dopo una lunga trattativa fra i 27 governi europei, che hanno segnato, secondo la maggior parte degli osservatori, una svolta storica europeista, nel destinare ben 750 miliardi, parte in trasferimenti non onerosi e parte in prestiti, per la ripresa dell’Europa, pesantemente colpita dalla pandemia da Covid-19, contengono un esplicito “obiettivo climatico”, tanto rilevante quanto trascurato dai commenti della stampa e dal dibattito politico nazionale.
“L’azione per il clima – si dice nel testo di queste conclusioni –sarà integrata nelle politiche e nei programmi finanziati nell’ambito del QFP e di Next Generation EU. Un obiettivo climatico generale del 30% si applicherà all’importo totale della spesa a titolo del QFP e di Next Generation EU e si tradurrà in obiettivi adeguati nella legislazione settoriale. Questi ultimi devono conformarsi entro il 2050 all’obiettivo della neutralità climatica dell’UE e contribuire al conseguimento dei nuovi obiettivi climatici dell’Unione per il 2030, che saranno aggiornati entro fine anno. In linea di principio, tutte le spese dell’UE dovrebbero essere coerenti con gli obiettivi dell’accordo di Parigi”.
Nell’Allegato alle Conclusioni del Consiglio europeo, relativo al raggiungimento degli obiettivi con alcune azioni orizzontali, dopo aver ribadito l’obiettivo di destinare almeno il 30% dell’importo totale a sostegno degli obiettivi climatici, si aggiunge:
“Le spese dell’UE dovrebbero essere coerenti con gli obiettivi dell’accordo di Parigi e con il principio del “non nuocere” del Green Deal europeo. Una metodologia efficace di monitoraggio della spesa per il clima e della sua efficienza, incluse la rendicontazione e misure pertinenti in caso di progressi insufficienti, dovrebbe garantire che il prossimo QFP nel suo complesso contribuisca all’attuazione dell’accordo di Parigi. La Commissione riferisce annualmente in merito alle spese per il clima“.
Né nel Rapporto del Comitato di esperti presieduto da Vittorio Colao per le “Iniziative per il rilancio Italia 2020-2022, né nel Programma nazionale di riforma che traccia le linee essenziali per il Recovery plan dell’Italia, presentato il 3 luglio scorso al Consiglio dei ministri, si trovano indicazioni per misure per il clima comparabili, per dimensione degli investimenti, con il 30% dell’importo totale indicato dalle conclusioni del Consiglio europeo.
Siccome almeno il 30% di 209 miliardi – la quota delle risorse europee disponibili per l’Italia – fa 62,7 miliardi che dovrebbero finanziare misure per il clima “per conformarsi entro il 2050 all’obiettivo della neutralità climatica dell’UE e contribuire al conseguimento dei nuovi obiettivi climatici al 2030 che saranno aggiornati entro fine anno”, sembrerebbe urgente aggiornare anche in Italia gli obiettivi del Piano nazionale, vigente e insufficiente per l’Accordo di Parigi, per l’Energia e il Clima e, soprattutto, definire le misure che si attiveranno con una massa così ingente di investimenti.
Per inserire, con efficacia e coerenza con gli indirizzi comunitari, nel Recovery Plan italiano, da presentare a livello europeo per accedere alle risorse di Next Generation EU, l’obiettivo climatico – e gli altri obiettivi, investimenti e misure per il Green Deal – sarebbe bene evitare di affidare un concerto per violini a suonatori di trombone, e mobilitare, invece, le competenze necessarie.