7 Gennaio 2021
Incentivare la mobilità sostenibile, non le nuove auto
di Edo Ronchi
La legge di bilancio per il 2021 ha introdotto un nuovo incentivo per l’acquisto di nuove auto diesel e a benzina Euro 6 con la rottamazione di quelle vecchie, oltre a rinnovare quello per l’acquisto di auto elettriche e ibride.
Il parco autovetture nel 2019 in Italia ha superato i 39,5 milioni di veicoli (+1,4% rispetto al 2018; +7,6% nel periodo 2010-2019). Il tasso di motorizzazione ha così raggiunto 65,6 veicoli ogni 100 abitanti, nettamente il più alto d’Europa: in Germania di 56,7 auto ogni 100 abitanti, in Spagna di 51,3, in Francia di 47,8 e nel Regno Unito di 47,3. La situazione è peggiorata nell’ultimo quadriennio, dal 2015 al 2019, in tutte le grandi città italiane, con la sola eccezione Milano.
Nonostante qualche, limitato, progresso nei Comuni capoluogo di provincia nella dotazione di aree perdonali e di piste ciclabili, nel 2019 c’è stata una caduta significativa della componente “attiva”, ovvero degli spostamenti effettuati a piedi, in bicicletta o con i nuovi dispositivi di micromobilità: l’insieme di queste soluzioni è stata utilizzata per il 24,1% delle percorrenze (20,8% a piedi, 3,3% in bici/micromobilità) contro il 28% del 2018. Il passo indietro della mobilità attiva è andato a beneficio dell’automobile che in un solo anno ha recuperato oltre 3 punti di modal share attestandosi al 62,5% degli spostamenti. Anche il tasso di spostamenti a piedi, in bici e con mezzi pubblici, sul totale, è peggiorato: dal 36,3% nel 2001 al 34,9 del 2019 ( 17° Rapporto sulla mobilità degli italiani, ISFORT, 2020).
Incentivare l’acquisto di nuove auto per l’uso individuale in sostituzione di quelle vecchie, contribuisce a mantenere l’attuale sistema di mobilità urbana ormai insostenibile. Anche per ridurre l’inquinamento nelle città sarebbe molto più efficace una diminuzione delle auto invece di una loro sostituzione con nuovi modelli, in gran parte diesel e a benzina.
L’Italia, fino a quando non abbatte il suo triste primato e non fa scendere il numero delle auto almeno ai livelli della Francia, non dovrebbe incentivarne l’acquisto, ma puntare a ridurle in modo consistente, incentivando tutte le forme di mobilità condivisa. I costi della mobilità urbana basata sull’auto sono ormai ampiamente superiori ai benefici: per l’invasione delle strade, la sottrazione di spazio pubblico, per l’inquinamento e le emissioni di gas serra, per la congestione del traffico, per i costi in materiali e in energia impiegati per costruire mezzi che stanno fermi per la gran parte della giornata e, in prevalenza, portano in giro una sola persona per gli alti costi di acquisto, di manutenzione e di utilizzo. Questi maggiori costi spingono ormai tante persone a rivendicare il diritto di poter fare a meno dell’auto in città, senza pregiudizio per la loro libertà di movimento e di accesso a tutte le sue parti. (Fabio Maria Ciuffini, Città oltre l’auto, Francesco Tozzuolo Ed).
Durante la pandemia la domanda di mobilità è diminuita a causa delle limitazioni agli spostamenti e di alcuni processi di riduzione della domanda di trasporto (smart working, teleconferenze, e-commerce, accesso ai servizi on-line). Ma è diminuita anche la mobilità sui mezzi pubblici e in condivisione. Occorre prestare particolare attenzione perché il ritorno alla normalità non coincida con una spinta all’uso dell’auto in città. In presenza di risorse finanziarie pubbliche limitate, occorre fare scelte basate sulle priorità: oggi, in Italia, è urgente incentivare la mobilità condivisa, con mezzi elettrici, in tutte le sue diverse forme (treni, autobus, mezzi in sharing, a noleggio con o senza conducenti, taxi, etc.), la mobilità attiva (ciclopedonale) e quella leggera (scooter elettrici e bici a pedalata assistita). Finanziando anche la diffusione di buone pratiche di mobilità sostenibile nelle città. Come, ad esempio, il progetto, promosso dal sindaco di Parigi, di attrezzare i quartieri per trovare tutto ciò di cui si ha bisogno entro 15 minuti a piedi da casa, puntando a rimuovere gran parte dei parcheggi su strada, a rendere numerose strade inaccessibili ai veicoli a motore, trasformando alcuni incroci, attualmente intasati dal traffico, in piazze, istituendo “strade per bambini”, aumentando i km di corsie ciclabili egli spazi a disposizione dei cittadini e per infrastrutture verdi.