25 Gennaio 2021

Con l’uso massiccio del carbone la Cina violerebbe l’Accordo di Parigi

di Edo Ronchi

dal blog HuffingtonPost

La 26^ Conferenza delle Nazioni Unite (COP) sul clima che si riunirà a Glasgow nel prossimo novembre potrebbe registrare una svolta nell’applicazione dell’Accordo di Parigi.

L’Unione Europea ha deciso di arrivare alla neutralità climatica entro il 2050, insieme ad altri 127 Paesi, e di allineare con questa traiettoria il suo target di riduzione dei gas serra portandolo al 55% entro il 2030. Gli USA non solo sono rientrati nell’Accordo di Parigi, ma con la nuova presidenza Biden hanno avviato un pacchetto di misure di riduzione dei gas serra, puntando alla neutralità climatica entro il 2050.

Cosa manca ancora? Manca l’applicazione dell’Accordo di Parigi da parte della Cina, anche se lo ha firmato. In vista della COP26 penso che sia necessario affrontare con maggiore chiarezza questa questione. La Cina continua a invocare, nonostante l’ormai evidente infondatezza, la clausola da Paese in via di sviluppo per assumere minori impegni di riduzione di gas serra rispetto ai Paesi sviluppati.

Il governo cinese ha, infatti, fino a ora, stabilito di non fissare target di riduzione delle sue emissioni complessive di gas serra fino al 2029, ma di puntare solo a ridurre l’intensità carbonica del suo PIL e di puntare sulla neutralità climatica solo nel 2060, dieci anni dopo i Paesi sviluppati. Tale posizione, della seconda economia mondiale e del principale emettitore mondiale di gas serra, con emissioni pro-capite ben più alte di quelle europee, contribuisce in modo rilevante all’aggravamento della crisi climatica globale.

Vediamo qualche numero – preso dal World Energy Outlook 2020 dell’Agenzia Internazionale dell’Energia – per riassumere l’entità del problema. Nel 2019, l’anno prima della pandemia, la Cina ha emesso 9.756 milioni di tonnellate di CO2, il 29,3%  di quelle mondiali con circa il 19% della popolazione, in aumento  rispetto al 2018 del 2,3% e rispetto al 2010 del 19,5%. Nel 2019, rispetto al 2018, l’Unione Europea invece tagliava le sue emissioni del 6,1% e gli USA  le tagliavano del 3,3%; rispetto al 2010  il taglio in Europa è stato del 16,8 % e negli USA dell’11,1%.

Alla base delle enormi emissioni di gas serra della Cina e del loro aumento c’è una precisa scelta del governo cinese: quella di puntare in modo massiccio sull’uso del carbone. L’uso del carbone in Cina è la causa del 79% delle sue emissioni di CO2. Nel 2019 la Cina ha consumato 2.864 milioni di tonnellate di carbone, il 53% del carbone consumato nel mondo, con un aumento dell’11,5% di quello che consumava nel 2010. Continuando a aumentare le centrali elettriche alimentate a carbone che nel 2019 hanno prodotto ben 4.878 TWh, pari  al 65% dell’elettricità totale, con un aumento dell’elettricità prodotta col carbone  di ben il 49% rispetto al 2010.

Se non ferma questo trend di uso massiccio del carbone, la Cina viola un accordo internazionale, quello di Parigi per il clima, che pure ha sottoscritto perché  con il suo enorme impatto contribuisce, in modo rilevante, a generare effetti globali, in palese contrasto con l’obiettivo, fissato da quel trattato internazionale, di contenere l’aumento delle temperature ben al di sotto dei 2°C.

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