24 Maggio 2021
Uno scenario impegnativo a zero emissioni, con alcuni interrogativi
di Edo Ronchi
Il sentiero per costruire un sistema energetico a zero emissioni nette di gas serra al 2050 è ancora percorribile ma è stretto, richiede cambiamenti rapidi, di una portata senza precedenti. Questo è un po’ il senso dello speciale Rapporto (Net Zero by 2050: a Roadmap for the Global Energy Sector-2021) pubblicato dall’Agenzia Internazionale per l’Energia, in vista della COP 26 del novembre prossimo a Glasgow, che presenta uno scenario impegnativo che lascia aperti alcuni interrogativi.
Lo scenario mondiale dell’Agenzia prevede un taglio delle attuali 33,9 miliardi di tonnellate di emissioni di CO2 del settore energetico e industriale a 7,6 miliardi nel 2050, che sarebbero azzerate con tecnologie di cattura, stoccaggio e riutilizzo. Il taglio di emissioni sarebbe quindi del 77,6% al 2050. Il 22,4%, per azzerare le emissioni nette, sarebbe affidato a varie modalità di cattura, di stoccaggio e di riutilizzo della CO2: una quota che, allo stato delle tecnologie disponibili e utilizzabili, pare eccessivamente ottimista.
In questo scenario, con un raddoppio dell’economia e un aumento della popolazione mondiale di altri 2 miliardi, i consumi mondiali di energia dovrebbero diminuire dell’8%: uno sforzo maggiore per il risparmio e l’efficienza energetica sembra necessario e possibile entro il 2050. Non ci dovrebbero essere più nuove esplorazioni di gas e di petrolio, perché i loro consumi caleranno in modo rilevante e le quantità disponibili sono già superiori alla domanda. Nei Paesi sviluppati si dovrebbero chiudere le centrali a carbone al 2030 e nei Paesi in via di sviluppo al 2040, senza la cattura della CO2 che ha comunque i problemi già evidenziati.
L’elettricità da fonte rinnovabile, dal 30% attuale, dovrebbe raddoppiare, arrivando al 60% nel 2030 e al 90% nel 2050. Il fotovoltaico e l’eolico dovrebbero arrivare a coprire il 70% della produzione di elettricità a livello mondiale nel 2050. L’installazione dei nuovi impianti eolici e fotovoltaici nel 2030 dovrebbe raggiungere un ritmo 4 volte superiore a quello del 2020, con oltre 1.000 GW installati in un anno, di cui 400 di eolico e 600 di fotovoltaico.
La crescita delle rinnovabili elettriche è fattibile, anzi, visto il trend di forte crescita dell’ultimo decennio (di circa il 70%) potrebbe anche essere superiore. Va tenuto presente che in questo scenario, tuttavia, la domanda globale di elettricità dovrebbe crescere dell’80% al 2050 rispetto al 2020 e arrivare a coprire ben il 50% dei consumi finali di energia, rispetto al 20% attuale. Le rinnovabili termiche e i biocarburanti dovrebbero passare dall’attuale 5% di consumi finali al 20%.
Lo scenario a zero emissioni nette dell’Agenzia Internazionale dell’energia affida un ruolo rilevante anche alla crescita della produzione e uso dell’idrogeno, come vettore energetico decarbonizzato. Oggi si producono 90 Milioni di tonnellate (Mt) di idrogeno, solo per il 10% verde, a basse emissioni. Secondo questa roadmap nel 2030 la produzione di idrogeno dovrebbe essere più che raddoppiata, a 200 Mt, per il 70% costituita di idrogeno verde che richiederebbero ben 850 GW di elettrolizzatori alimentati da fonti rinnovabili.
La produzione di idrogeno dovrebbe arrivare a 520 Mt nel 2050, quasi interamente verde. Irrealistico pare lo scenario che disegna l’Agenzia per l’elettricità prodotta con le centrali nucleari che, negli ultimi 10 anni, è ferma a circa 2.790 TWh e in calo, dal 13% al 10%, come quota dell’elettricità prodotta a livello mondiale. Non si capisce come, nello scenario dell’Agenzia, l’elettricità generata dalle centrali nucleari possa aumentare di ben il 40% nei prossimi 10 anni e raddoppiare entro il 2050 per mantenere la quota del 10% del consumo.