3 Luglio 2023
Intervista a Maria Paola Chiesi, Shared Value & Sustainability Director Gruppo Chiesi
Coscienza, consapevolezza, cultura e convergenza sono concetti che tornano mentre ci confrontiamo con Maria Paola Chiesi, Shared Value & Sustainability Director del Gruppo Chiesi, in vista della Conferenza nazionale sul clima, sulle priorità del settore in cui opera la sua impresa – il farmaceutico – che deve trovare un equilibrio tra la necessità di incentivare la ricerca di futuri trattamenti innovativi e sostenibili con quella di garantire terapie accessibili, anche economicamente, ai pazienti e alle loro famiglie.
Una visione ad ampio spettro, che poggia le basi sulla sostenibilità intesa come forma di rispetto per tutti gli esseri viventi, come ricerca dell’armonia nella nostra vita e con l’ambiente, come responsabilità di lasciare un luogo migliore di come l’abbiamo trovato.
«In questo senso, le aziende virtuose, quelle che fanno leva sul business come forza positiva, che vedono il profitto come un mezzo e non come un fine, possono essere un importante motore di cambiamento sociale».
Nel suo percorso ha avuto tanti momenti rivelatori e tanti incontri con persone che hanno ispirato la mia azione. Cita, ad esempio, il film “An Inconvenient Truth” (Al Gore 2006), le lezioni di Johan Rockström sui Planetary Boundaries, l’incontro con Jeffrey Sachs autore di The Age of Sustainable Development o con Vincent Stanley, Head of Philosophy di una delle più iconiche aziende, Patagonia, che ha fatto della salvaguardia del pianeta la propria missione.
«Questi incontri sono stati determinanti nella mia evoluzione ma il pensiero primordiale nasce in azienda, dove per diversi anni mi sono occupata dei nostri farmaci destinati ai bimbi prematuri. È in questo ambito che abbiamo iniziato a pensare di unire risorse economiche e know-how per avere un impatto sociale più ampio e un ruolo attivo nel contribuire a risolvere le complessità che caratterizzano la nostra società. Da questa idea nel 2005 è nata Chiesi Foundation, impegnata nel migliorare l’accesso a cure di qualità dei bambini prematuri o dei malati di asma e broncopneumopatia cronica nei paesi a basse risorse economiche».
«L’esperienza con Chiesi Foundation mi ha portato ad approfondire il concetto di impatto, il suo significato, le modalità per generarlo e per misurarlo. Da qui poi l’idea di applicare lo stesso concetto anche all’azienda Chiesi, andando a identificarne gli stakeholder e a misurarne l’impatto».
Per raggiungere questo scopo, Chiesi ha deciso di adottare i severi standard di valutazione della performance sociale e ambientale dell’azienda offerti dalla certificazione B Corp. Il movimento B Corp ha come filosofia di base quella di utilizzare il business come leva per il bene comune.
«Noi abbiamo totalmente abbracciato questo punto di vista, proprio perché del tutto coerente con la nostra tradizione valoriale. Di conseguenza abbiamo scelto di diventare una Società Benefit, inserendo obiettivi di benessere collettivo nei nostri scopi statutari, legando quindi il successo dell’azienda al progresso sociale».
Questo approccio, detto di valore condiviso, guida le scelte del Gruppo, portando, come chiarisce Maria Paola Chiesi, a mettere in discussione e ripensare tutti i processi, le prassi e addirittura i prodotti per valutarne criticamente l’impatto su società e ambiente.
Un esempio concreto di questo approccio è l’impegno riposto nel ridurre le emissioni di gas climalterante dei prodotti inalatori per asma e broncopneumopatia cronica ostruttiva, permettendo allo stesso tempo ai pazienti di avere accesso al più ampio ventaglio di opzioni terapeutiche.
«Oggi, tramite un investimento di 350 milioni di euro, stiamo lavorando per l’introduzione sul mercato del primo inalatore a basso potenziale di riscaldamento globale entro il 2025».
Questo approccio rappresenta un importante cambio di mindset, che vale in questo caso per l’impresa farmaceutica ma potrebbe essere applicato a molti altri settori: non sono le persone a dover scegliere fra la salute e il rispetto dell’ambiente. È l’industria farmaceutica che deve fornire soluzioni terapeutiche efficaci e al tempo stesso sostenibili dal punto di vista ambientale.
«Occorre davvero che ci sia un cambiamento nel modo di pensare e di vivere il nostro sistema, riconoscendo che tutte le parti sono interdipendenti. Abbiamo estremamente bisogno di istituzioni forti e resilienti, con il coraggio di guidarci verso nuovi modelli di prosperità, tramite regole precise che indichino chiaramente la via senza compromessi. Servono leggi forti che incentivino la transizione ecologica, perché la salute del pianeta, e di conseguenza la nostra, è già compromessa e il rischio concreto è di essere in ritardo per fare le scelte giuste».