3 Luglio 2023

Intervista a Agostino Re Rebaudengo, Presidente Elettricità Futura

«La priorità è sbloccare la transizione energetica, risolvendo definitivamente le criticità della burocrazia autorizzativa. Le autorizzazioni per le rinnovabili mancano, e le poche che arrivano impiegano anche 6 anni oltre i limiti di legge». Ne è convinto Agostino Re Rebaudengo, Presidente di Elettricità Futura.

La visione che oggi ispira il suo operato alla guida dell’Associazione viene da lontano ed è frutto di un’osservazione consapevole di dinamiche del nostro Pianeta che iniziavano, già molti anni fa, a mostrare forti segnali di sofferenza del clima e dell’ambiente.

Così come l’età della pietra non è finita per mancanza di pietre, l’età del petrolio non finirà per mancanza del petrolio. Lo sosteneva Ahmed Zaki Yamani, Ministro dell’OPEC negli anni ‘70, una convinzione che insieme alle preoccupazioni che all’epoca stavano nascendo sul clima, lo hanno portato a comprendere che la transizione energetica sarebbe stata un percorso obbligato ma anche foriero di vantaggi per l’economia e la società, come oggi risulta a livello globale.

«Oggi, coniugare la crescita dell’economia e le esigenze del clima e dell’ambiente è l’unica strada percorribile per guadagnare competitività e acquisire orizzonti di crescita promettenti e a lungo termine».

E’ per questa ragione che Elettricità Futura ha elaborato il Piano 2030 di sviluppo del settore elettrico, un percorso, condiviso con il Governo, di rilancio della sicurezza, dell’indipendenza energetica e della competitività del nostro Paese.

Il Piano prevede 85 GW di impianti rinnovabili al 2030, 360 miliardi di benefici economici e 540.000 nuovi posti di lavoro in Italia.

Allo stesso tempo Elettricità Futura è impegnata anche per rendere l’aggiornamento del PNRR, alla luce del piano europeo REPowerEU, un’opportunità per valorizzare al massimo i fondi e promuovere lo sviluppo delle filiere nazionali della transizione energetica.

Guardando alle priorità del suo settore, Re Rebaudengo mette in prima linea le autorizzazioni perché «in fatto di burocrazia autorizzativa per le rinnovabili, finalmente si muove qualcosa a livello centrale ma è tutto fermo a livello delle Regioni e degli Enti locali. Il Governo ha avviato numerose misure di semplificazioni con diversi Decreti, ed è ora importante procedere con un riordino organico della materia e dare attuazione alle misure avviate».

Sul fronte della governance – secondo Re Rebaudengo – le Regioni dovrebbero svolgere davvero il ruolo di soggetti attuatori degli obiettivi energia e clima del Paese, agendo come fattori abilitanti della transizione energetica, impegnandosi al massimo per accelerare le rinnovabili, la soluzione strutturale al cambiamento climatico che sta pesantemente colpendo il nostro Paese.

«Attualmente, accade ancora troppo spesso che dopo aver ottenuto l’ok a livello nazionale, i progetti si blocchino una volta arrivati alle Regioni e ai Comuni. Il risultato è un freno fortissimo alle rinnovabili: riusciamo a installare solo 3 GW all’anno mentre dobbiamo arrivare a oltre 10 GW di rinnovabili installate ogni anno per raggiungere il target al 2030. Continuando così, raggiungeremmo l’obiettivo con vent’anni di ritardo, nel 2050!».

A livello complessivo, è la consapevolezza il fronte su cui è necessario un cambiamento: serve una presa di coscienza dell’urgenza di risolvere l’emergenza climatica che si traduca in azioni immediate, efficaci e coerenti a tutti i livelli di Governance, da parte del mondo della formazione e dei cittadini.

Il mondo della formazione di ogni ordine e grado dovrebbe adeguare i programmi per creare le nuove capacità e competenze che sempre di più saranno necessarie per salvare il Pianeta e la nostra economia, e che sempre di più verranno richieste dalle imprese che assumono.

«Vorrei che la sindrome NIMBY diventasse solo un assurdo ricordo di quando tra i cittadini non vi era chiarezza dei benefici delle rinnovabili sui territori – conclude Re Rebaudengo. Insomma, vorrei finisse quell’atteggiamento simile al film Don’t look up di Leonardo Di Caprio, con una generale noncuranza del mega disastro climatico che incombe». 

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