5 Febbraio 2025

In Europa il fotovoltaico supera il carbone: il phase out si avvicina?

Con l’invenzione della macchina a vapore nella seconda metà del ‘700, il carbone trainò la rivoluzione industriale e proiettò l’umanità in una nuova epoca di progresso. Fino alla metà del secolo scorso il carbone ha dominato incontrastato la scena mondiale rappresentando la principale fonte di energia. Tuttora soddisfa ancora il 25% del fabbisogno energetico mondiale ed è utilizzato in primo luogo in alcuni processi industriali e, soprattutto, per produrre energia elettrica. Ma, se in passato era forse sinonimo di progresso e benessere, oggi rappresenta una seria minaccia alla salute dell’uomo e del pianeta. Nel 2023 ha generato il 41% delle emissioni mondiali di CO2 risultando il combustibile fossile più inquinante in assoluto. Basti pensare che per ogni kWh di energia elettrica generata in Italia, infatti, il carbone produce 927 g CO2, cioè quasi due volte di più rispetto ai prodotti petroliferi (517 g CO2) e quasi il triplo del gas naturale (372 g CO2/kWh). Ma, per fortuna, qualcosa sta cambiando.

Il think tank Ember ha rilevato in Europa lo storico sorpasso del fotovoltaico ai danni del carbone: nel 2024 nel vecchio continente è stata generata più elettricità grazie al sole (304 TWh, cioè l’11% della produzione elettrica europea) che bruciando carbone (269 TWh, 10%). La generazione elettrica europea da carbone si è ridotta di 50 TWh (miliardi di kWh) solamente negli ultimi 12 mesi (-16%), riduzione che è stata totalmente compensata dal +54 TWh di fotovoltaico. Negli ultimi 5 anni in Europa, la crescita di eolico e fotovoltaico hanno evitato l’import di 55 milioni di tonnellate di carbone per 6 miliardi di euro.

Tutti i Paesi Europei hanno fissato una data per abbondonare questa fonte altamente inquinante, come riportato dal progetto beyond fossil fuels. Belgio, Austria, Svezia, Portogallo, e Regno Unito (che ha chiuso la sua ultima centrale a settembre 2024 in linea con gli impegni presi) hanno già escluso il carbone dal loro mix energetico, aggiungendosi a quei Paesi europei, come le repubbliche baltiche, che non lo hanno mai sfruttato. Germania (in cui il carbone copre ancora il 39% della produzione elettrica), Ungheria e Polonia (34% del mix elettrico) prevedono di completare il phase out per ultimi, rispettivamente nel 2038, nel 2040 e nel 2049. Il 2025 sarà l’anno della svolta per Spagna, Irlanda e Slovacchia, che abbandoneranno questa risorsa fossile per sempre.

Storicamente il carbone in Italia non ha mai svolto un ruolo di rilievo (non ha mai superato il 10% del mix energetico nazionale), ciononostante anche nel nostro Paese la generazione elettrica da carbone è in calo. Nel 2024 ha generato “solo” 3500 GWh di energia elettrica, cioè il 71% in meno rispetto all’anno precedente. Questa riduzione è in linea con l’impegno dell’Italia a dismettere le proprie centrali a carbone ancora attive nel 2025 (Brindisi, Civitavecchia, e Monfalcone), ad eccezione di quelle situate in Sardegna (Portovesme e Fiume Santo) che verranno chiuse definitivamente nel 2028. Mentre le centrali a carbone in Italia continentale hanno già una produzione prossima allo zero (e si discute della loro riconversione in centrali a gas e idrogeno), la dismissione di quelle in Sardegna passerà per alcuni importanti interventi infrastrutturali, come il completamento del Tyrrhenian Link, che consentirà gli scambi energetici tra Sicilia, Sardegna e il resto d’Italia.

Dopo aver dominato la scena energetica europea, e non solo, per secoli, il carbone è finalmente pronto per andare in pensione.

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