18 Febbraio 2020
Anche tenendo conto di import/export, la Cina resta il principale responsabile della crescita delle emissioni globali
Nell’ambito del modello di rendicontazione ufficiale adottato per la Convenzione ONU sul clima, le emissioni di gas serra di un Paese sono tutte quelle generate all’interno dei confini territoriali. Alcuni esperti criticano questo approccio, in quanto non tiene conto delle emissioni connesse alla produzione di beni effettivamente consumati in un Paese ma prodotti altrove: ciò tenderebbe a favorire le economie importatrici e “delocalizzatrici”, come quelle europee, e a caricare di emissioni aggiuntive quelle esportatrici, come quelle asiatiche, Cina in testa. Secondo alcuni la crescita delle emissioni di questi Paesi sarebbe da imputare in larga parte alla crescita dei consumi dei Paesi occidentali, il cui processo di decarbonizzazione sarebbe solo apparente in quanto mascherato dall’assenza di contabilizzazione delle emissioni connesse alle importazioni.
Per la prima volta l’Emission Gap Report del 2019 mostra un confronto fra le emissioni di CO2 territoriali e le emissioni di CO2 al consumo dei Paesi grandi emettitori. Passando dal primo al secondo approccio, come prevedibile, le emissioni delle economie di prima industrializzazione crescono: nel 2018 gli USA passano da 5,3 miliardi di tonnellate di CO2 (GtCO2) calcolate con il tradizionale approccio territoriale, a 5,7 GtCO2 (+8%); per l’UE la crescita è ancora maggiore, da 3,5 a 4,3 GtCO2 (+23%). Per l’economia cinese si osserva un comportamento diametralmente opposto, con le emissioni che scendono da circa 10 GtCO2 con l’approccio territoriale a 8,5 GtCO2 tenendo conto del saldo import-export (-13%). Ma il principale messaggio che emerge da questa analisi è un altro, ossia che il passaggio da un approccio all’altro non modifica in realtà le tradizionali valutazioni sui trend in corso: USA e UE hanno oramai intrapreso un percorso strutturale di riduzione delle emissioni di CO2; in Cina, viceversa, le emissioni continuano a crescere a ritmi sostenuti, anche al netto delle esportazioni, confermando quest’ultima come il principale emettitore globale e il principale driver della crescita delle emissioni globali degli ultimi due decenni.