8 Novembre 2025
Cina: l’elettro-stato è davvero sul percorso green?
La Cina sta vivendo una trasformazione green senza precedenti, guidata da una forte spinta tecnologica e industriale nonché da scelte politiche di lungo periodo, un mix che sembra renderla un attore chiave della transizione globale già oggi. Ma non sono solo luci, ovviamente, e in particolare l’impatto che questo gigante ha sul clima ancora oggi è enorme tanto da farlo inquadrare da molto come il principale nemico del clima, oggi. Ma quale delle due immagini è vera? Che Cina è quella che oggi abbiamo davanti?
E’ questo uno degli interrogativi a cui si è cercato di rispondere nella mattinata di lavori che si è svolta agli Stati generali della Green economy e che ha visto protagonisti 4 paesi identificati come key player nella strada verso il net zero.
La Cina ad oggi è il primo Paese al mondo per emissioni di CO₂, con circa 12 miliardi di tonnellate nel 2024 e il 32% delle emissioni globali. E’ il terzo paese al mondo per responsabilità climatica storica, dopo Stati Uniti e Unione Europea. Parallelamente, il Paese ha acquisito una leadership globale nelle tecnologie pulite: l’80% dei pannelli solari, il 60% delle turbine eoliche e il 50% dei veicoli elettrici sono qui prodotti.
Anche sul fronte energetico il sistema cinese sta cambiando rapidamente, l’elettricità copre ormai il 29% dei consumi energetici. Nonostante questi progressi, la Cina resta però un protagonista anche nelle filiere fossili: da sola fornisce il 58% dell’offerta mondiale di carbone, un dato che conferma il suo ruolo cruciale nella transizione energetica globale.
Per il futuro, Pechino sta valutando nuovi obiettivi al 2035:
– riduzione assoluta delle emissioni del 7-10%,
– 30% di energia non fossile nei consumi,
– 3,2 TW di capacità installata tra solare ed eolico,
– conferma della neutralità climatica entro il 2060.
Nel 2025 la Cina potrebbe già registrare emissioni stabili o in calo, mentre l’economia cresce del 4,8%, segnando l’inizio del disaccoppiamento tra sviluppo e CO₂.
Ma perché la Cina ha scelto la strada della transizione green? Come ha spiegato il Professor Jean Ming Zuo della Tsinghua University durante la Plenaria internazionale degli Stati Generali della Green Economy, negli anni 2000 il Paese era segnato da uno sviluppo estremamente intensivo, da un uso massiccio delle risorse e da un grave livello di inquinamento, con effetti sanitari e sociali sempre più preoccupanti.
Il 2014 è stato l’anno della svolta, il momento in cui il governo ha avviato una vera e propria guerra all’inquinamento mettendo in interventi rapidi che hanno portato a una forte riduzione del PM2.5 nelle aree urbane.
La sfida per la Cina adesso è conciliare crescita economica e sostenibilità, limitando gli impatti sulle imprese e governando un processo di trasformazione molto complesso. Ecco perché è necessario un modello di economia verde che integri tutte le dimensioni economiche e sociali. Dal 2020, il governo ha introdotto il concetto di “trasformazione verde a tutto tondo dello sviluppo economico e sociale”, che ora è sempre presente nei documenti ufficiali.
L’altra sfida, probabilmente la più impegnativa per i prossimi anni, non sarà tecnologica ma riguarderà i nuovi stili di vita: con l’aumento della ricchezza cresceranno i consumi e saranno necessarie politiche capaci di orientare la domanda verso scelte più sostenibili, anche grazie al ruolo delle grandi piattaforme digitali e dell’economia circolare. Ma saranno davvero sufficienti a fare di questo grande Paese un nuovo punto di riferimento sulla scena internazionale della lotta al cambiamento climatico?
Leggi il documento di sintesi per la Cina qui.


