3 Luglio 2023
Crisi climatica: il suo aggravamento colpisce il nostro presente e il nostro domani
250 litri d’acqua al metro quadrato in poco più di un giorno: è solo uno dei numeri della catastrofica alluvione che ha colpito la Romagna nel maggio scorso, numeri che non si erano mai presentati in quella zona.
Una precipitazione così intensa si spiega con l’aumento della temperatura, con l’aumento dell’evaporazione dei mari, l’aumento della concentrazione di umidità nell’aria più calda e quindi col fenomeno delle “bombe d’acqua”. La base di quella alluvione, di eventi atmosferici estremi, in aumento per frequenza e intensità, descritti da anni in innumerevoli pubblicazioni scientifiche è la crisi climatica e il suo aggravamento in corso.
La crisi climatica non dipende dalle opinioni politiche, è una realtà ineludibile. Il suo aggravamento non riguarda solo un lontano futuro ma il presente e l’immediato domani, quello dei prossimi anni. Una parte consistente del mondo, dell’economia, della finanza e delle imprese si sta attrezzando per affrontare la transizione verso la neutralità climatica, per cogliere questa sfida e guidare un cambiamento epocale.
Non c’è settore dove il vento della transizione verso la neutralità climatica non stia soffiando: nella produzione di energia elettrica, termica e dei carburanti, in tutti i settori produttivi, nei trasporti, nell’edilizia e nell’agricoltura. Pare ormai chiaro che, insieme ad una sfida ambientale, è in gioco una sfida di competitività economica: la decarbonizzazione comporta non solo costi ma ormai anche vantaggi di mercato. I risultati complessivi nel taglio delle emissioni sono ancora insufficienti, le resistenze e i settori arretrati sono ancora consistenti ma il cambiamento verso la neutralità climatica è ormai un processo reale che può, ragionevolmente, raggiungere risultati ambientali ed economici comunque importanti.
A livello europeo sono stati definiti target al 2030 – vincolanti anche per l’Italia – del taglio del 62% delle emissioni di gas serra del 2005 per il settore dei grandi impianti, grandi emettitori (soggetti al sistema ETS) e del 43,7% per gli altri settori. Oltre ad applicare questi target “settoriali” vincolanti, ciascun Paese deve definire la sua traiettoria, coerente col target europeo di taglio delle emissioni di gas serra almeno del 55%, rispetto al 1990, entro il 2030 e per la neutralità climatica al massimo entro il 2050 (obiettivi fissati da un regolamento europeo vigente). La Roadmap di Italy for Climate propone un taglio delle emissioni di gas serra del 60% al 2030 per l’Italia e il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2045: per fare la nostra parte per affrontare – e non aggravare – questa crisi climatica che ci sta colpendo tanto duramente. E allo stesso tempo perché, così facendo, potremmo trasformare questa sfida in opportunità di nuovo sviluppo.
Sia i lunghi periodi di siccità e di alte temperature sia l’aumento, in altri periodi, dell’intensità delle precipitazioni e quindi della crescita dei rischi e delle gravità delle alluvioni e dei fenomeni franosi, evidenziano il tema delle acque come centrale nel nuovo contesto determinato dalla crisi climatica.
Numeri come quelli della Romagna devono costringerci a un’analisi dei dati e ad un impegno immediato: sottovalutare il tema dell’adattamento al nuovo contesto della crisi climatica vuol dire esporsi consapevolmente a nuovi pericoli e danni.