2 Ottobre 2023

Dubbi sul clima? Questi grafici spiegano perché gli scettici hanno torto

DI ANDREA BARBABELLA, PUBBLICATO ORIGINARIAMENTE SU HUFFPOST

Tirando un bilancio di fine estate, quello che colpisce non sono tanto gli eventi catastrofici o comunque eccezionali che hanno funestato il nostro Paese e non solo (largamente previsti dalla comunità scientifica), ma il vivace dibattito sul cambiamento climatico che ha caratterizzato gli ultimi mesi in Italia. Un dibattito in cui spesso da parte di alcuni clima-scettici sono stati sollevati due dubbi. “Ma siamo certi che le temperature abbiano raggiunto livelli davvero eccezionali, o forse andando indietro nel tempo scopriremo che tanto eccezionali poi non sono?” E a seguire: “Ma se anche fosse vero che le temperature stanno crescendo in modo anomalo o comunque preoccupante, siamo davvero sicuri che alla base di tale crescita ci sia l’azione umana e non, piuttosto, qualche altro fenomeno naturale che già altre volte nella storia ha alterato il clima terrestre?”

Due dubbi a cui proveremo a rispondere affidandoci ad un paio di grafici che potrebbero aiutare, più delle parole, a costituire un fondamento di conoscenza solido e condiviso, portando più utilmente il dibattito verso le soluzioni che dovremmo adottare per affrontare il riscaldamento globale in corso.

Cominciamo dal primo dubbio con un grafico, in fondo abbastanza semplice, che illustra la variazione della temperatura media globale negli ultimi duemila anni rispetto alla media del periodo preindustriale (il 1850-1900, convenzionalmente utilizzato come periodo di riferimento). Il grafico mostra una crescita improvvisa della temperatura (media decennale) proprio negli ultimi 50-60 anni, che ha portato a livelli mai registrati almeno dalla nascita di Cristo in poi (i dati sono frutto di misurazione diretta dal 1880 e di ricostruzione sulla base di analisi indirette per i periodi precedenti). E prima di allora? La barra a sinistra, esterna al grafico, mostra il range di temperatura del periodo più caldo registrato (o stimato) negli ultimi 100 mila anni: rispetto alla media del periodo preindustriale, diverse migliaia di anni fa sono state toccate temperature più alte di 1 grado centigrado, mai di più. Invece nel 2022, secondo la World Meteorological Organization, la temperatura media mondiale ha raggiunto +1,15°C rispetto al periodo preindustriale, un livello quindi mai raggiunto almeno negli ultimi centomila anni.


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Variazione della temperatura media globale rispetto alla media del periodo preindustriale osservata (linea nera) e ricostruita (linea azzurra)
Fonte: traduzione Italy for Climate su figura IPCC

 


Ma a preoccupare di più gli scienziati del clima è la forte accelerazione registrata in un lasso di tempo relativamente breve. Nel 2015 con l’Accordo di Parigi i Governi di tutto il mondo hanno sottoscritto l’impegno a fare di tutto per rimanere al di sotto della soglia, suggerita dai climatologi, di +1,5 gradi, oltre la quale il sistema climatico potrebbe destabilizzarsi in modo irreversibile. Se anche il riscaldamento globale non accelerasse ulteriormente, al ritmo attuale supereremmo tale soglia in meno di due decenni.

Ora, immaginiamo per un momento di aver convinto i dubbiosi sul primo punto: in effetti il riscaldamento globale è un fatto reale. A questo punto, però, nel dibattito si insinua il secondo dubbio citato: siamo davvero certi che questo aumento di temperatura dipenda dall’uomo? Perché il clima della Terra è sempre cambiato, anche in modo significativo e relativamente rapido, nel corso delle decine e centinaia di millenni, e se tornassimo molto indietro nel tempo, ad esempio, fino a circa 3 milioni di anni fa, scopriremmo un modo ancora più caldo di quello che abbiamo conosciuto negli ultimi anni. E questi cambiamenti del passato sono stati guidati da fenomeni assolutamente naturali, che potrebbero verificarsi anche oggi, come ad esempio variazioni nella intensità solare, eventi geologici più o meno importanti (come periodi di eccezionale attività vulcanica), variazioni orbitali multi-millenarie (come quelle che spiegherebbero l’ultimo periodo interglaciale prima dell’attuale), etc.

Ci sono però un paio di elementi che rispondono in modo inequivocabile a questo dubbio. Il primo riguarda una molecola, diventata oramai molto famosa, che si chiama anidride carbonica o CO2, un importante gas serra capace di intrappolare la radiazione solare rimbalzata dalla terra e di aumentare la temperatura dell’atmosfera. È stata ampiamente dimostrata la stretta correlazione, mostrata nel corso delle centinaia di migliaia di anni, tra l’aumento della concentrazione di questa molecola e l’aumento della temperatura media terrestre. Si da il caso che, indubitabilmente a causa del massiccio utilizzo di combustibili fossili da parte dell’uomo, negli ultimi decenni la concentrazione di anidride carbonica sia fortemente aumentata fino a superare le 420 parti per milione (o ppm): se guardiamo agli ultimi 800 mila anni, periodo per cui disponiamo di ricostruzioni abbastanza affidabili, non si era mai andati molto oltre la soglia dei 300 ppm. Concentrazioni di anidride carbonica prossime alle attuali le ritroviamo circa 3 milioni di anni fa: in un ipotetico viaggio nel passato, guarda caso sarebbe il primo periodo che incontreremmo con temperature più alte delle attuali. Sembrerebbe, quindi, piuttosto ragionevole pensare che l’aumento della concentrazione della CO2, e quindi l’utilizzo dei combustibili fossili che le ha prodotte, abbiano qualcosa a che vedere con il recente aumento delle temperature.

Ma c’è anche un secondo elemento a sfavore della causa naturale del riscaldamento in corso. Il fatto che i principali fenomeni naturali che potrebbero aumentare la temperatura globale sono stati attentamente analizzati e messi in relazione all’aumento di temperatura osservato negli ultimi decenni. Il risultato lo trovate nel secondo grafico in cui all’andamento effettivamente osservato (linea in nero) sono sovrapposti i risultati di due distinte simulazioni.

La prima (linea marrone) riguarda gli effetti congiunti che negli ultimi decenni avrebbero avuto sommati insieme fenomeni antropici (in primo luogo emissioni di gas serra) e naturali: corrisponde a quello che effettivamente è successo. La seconda (linea verde) si concentra, invece, solo sugli effetti dei fenomeni naturali (variazioni nell’attività solare e in quella vulcanica): mostra che non hanno praticamente avuto effetto sull’aumento della temperatura. Dunque il riscaldamento osservato negli ultimi decenni è quasi per il cento per cento prodotto dall’azione umana.


 

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Variazione della temperatura media globale rispetto alla media del periodo preindustriale osservata (linea nera) e simulata utilizzando fattori umani e naturali insieme (linea marrone) o solo naturali (linea verde) Fonte: traduzione Italy for Climate su figura IPCC


In chiusura solo due parole sulla fonte di questi dati, l’Interngovernmental Panel on Climate Change, o IPCC. Diversamente da come viene percepita da molti, spesso anche grazie alla narrativa utilizzata nel dibattito pubblico dagli scettici del clima, non ha nulla a che vedere con una associazione ambientalista. Si tratta, invece, di una istituzione creata nel 1988 dall’Organizzazione Mondiale Metereologica (WMO) e dal Programma Ambientale delle Nazioni Unite (UNEP) il cui scopo primario è proprio quello di dare un supporto scientifico e super-partes alle trattative sul clima, le stesse che hanno portato nel 2015 a Parigi al primo accordo globale pe contrastare il riscaldamento globale. Per chi volesse approfondire – o, perché no, verificare – quanto fin qui raccontato, i grafici utilizzati si trovano a pag. 6 del Summary for policy makers del primo gruppo di lavoro che studia la scienza del clima (lo trovate qui) che ha contribuito alla sesta e ultima edizione dell’Assessment Report. Si tratta di un lavoro collegiale, aggiornato all’incirca ogni sei-sette anni, che coinvolge a centinaia i più autorevoli climatologi (ma non solo) da tutti i Paesi del mondo, che in modo volontario contribuiscono alla realizzazione del report nel quale confluiscono i risultati dell’analisi di migliaia di articoli e studi scientifici realizzati nel corso degli anni. Si tratta del modo migliore che abbiamo trovato fino ad oggi per ricercare un consenso scientificamente fondato su un tema complesso come quello del clima.

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