8 Novembre 2025
Europa: lo storico leader della green economy sta tenendo il passo?
L’Europa è oggettivamente il leader storico della green economy, l’unico grande player ad aver saputo combinare riduzione delle emissioni di gas serra, crescita economica e sviluppo delle politiche climatiche negli ultimi decenni. L’UE ha dimostrato che la transizione può essere un motore di competitività, mantenendo ferma la rotta climatica nonostante un contesto geopolitico complesso e una forte dipendenza energetica dall’estero. Tuttavia in questa nuova fase sembra esitare, rallentata in qualche modo da un dibattito politico interno estremamente polarizzato sui temi dell’energia e del clima. E che davvero rischia di non consentire alla regione che per prima ha puntato sulla rivoluzione verde di coglierne oggi tutti i benefici, a cominciare da quelli economici e industriali. Questo è stato uno degli interrogativi a cui si è cercato di rispondere nella mattinata di lavori che si è svolta agli Stati generali della Green economy e che ha visto protagonisti 4 paesi identificati come key player nella strada verso il net zero.
L’Unione europea ha ridotto le proprie emissioni del 37% rispetto ai livelli del 1990, registrando nello stesso periodo una crescita del PIL pari al 72%. È l’unico tra i grandi emettitori mondiali ad aver raggiunto una decarbonizzazione sostanziale senza rinunciare allo sviluppo economico.
Nonostante questo avanzamento, l’UE si muove in un contesto complesso caratterizzato soprattutto dalla forte dipendenza dalle importazioni energetiche: il 58% dell’energia consumata proviene ancora dall’estero, con una spesa di 375 miliardi di euro nel 2024 per l’acquisto di combustibili fossili.
Sul fronte energetico arrivano però segnali positivi: nel 2024 il 47% dell’elettricità europea è stato generato da fonti rinnovabili – più della Cina (34%) e degli Stati Uniti (24%) – e nel giugno 2025 il solare è diventato per la prima volta la principale fonte di elettricità per un intero mese.
Gli investimenti in energia pulita confermano la tendenza: l’UE rimane il terzo polo mondiale, con quasi 400 miliardi di dollari destinati nel 2025 a rinnovabili, reti ed efficienza energetica, più del doppio rispetto a dieci anni fa.
Anche la mobilità elettrica, dopo un anno complesso, mostra segnali di ripresa.
Sul piano degli obiettivi climatici, la discussione resta aperta: il Consiglio Ambiente ha confermato il target del – 90% di emissioni nette, introducendo però una flessibilità fino al 10% attraverso crediti internazionali, elemento che potrebbe indicare un rallentamento dell’ambizione europea.
Un aspetto importante riguarda inoltre la percezione della transizione nelle persone: il 77% dei cittadini europei, secondo l’ultimo Eurobarometro, ritiene che i costi dei cambiamenti climatici siano molto più alti degli investimenti necessari e che quindi la decarbonizzazione sia conveniente oltre che necessaria.
Ad orientare il percorso della transizione per l’UE c’è il Green Deal, che rappresenta la bussola della trasformazione europea, con l’obiettivo di rendere il continente il primo climaticamente neutrale entro il 2050. A cinque anni dal lancio, questa strategia si è rafforzata con nuovi pilastri dedicati a innovazione, competitività e sicurezza, come ha evidenziato Alessandra Zampieri, Direttore del Joint Research Centre, intervenuta alla plenaria internazionale degli Stati generali della Green Economy.
L’analisi del JRC mostra un bilancio articolato con il 25% degli obiettivi monitorati “in linea”, molti che richiedono progressi più rapidi e infine il 10% che necessita di un forte cambio di passo.
La trasformazione necessaria è sistemica e coinvolge produzione, consumo, gestione delle risorse e innovazione tecnologica. L’economia circolare e la bioeconomia giocano un ruolo centrare. Non si tratta solo di sostituire materiali fossili con materiali biobased: significa ripensare il nostro rapporto con le risorse. Bioplastiche, biocarburanti, gestione sostenibile delle foreste e dell’agricoltura possono dare un contributo importante alla riduzione delle emissioni. Tuttavia, molte tecnologie bio-circolari sono ancora allo stadio iniziale, richiedono maggiore capacità di scala, ricerca, investimenti, regolamentazioni omogenee.
Insomma la rappresentazione che emerge dal dibattito vede una Unione Europea con moltissime frecce ancora al suo arco per potersi confermare leader della transizione energetica, ma anche con una motivazione da ritrovare in fretta per non perdere quel treno delle tecnologie green che sta passando proprio ora.
Leggi il documento di sintesi per l’Europa qui.


