28 Marzo 2025
Grazie all’X Factor della transizione energetica, la battaglia del clima non è persa
DI ANDREA BARBABELLA, PUBBLICATO ORIGINARIAMENTE SU HUFF POST
Diciamo la verità: per chi, come il sottoscritto, è fermamente convinto che la crisi climatica sia una delle più grandi minacce per il presente e il futuro dell’umanità non sembrano essere tempi allegri. Assistiamo attoniti al diffondersi nel dibattito pubblico di una narrativa dichiaratamente antiambientalista, molto radicata nel nuovo corso americano ma ben presente anche nel dibattito europeo, che rischia di avere ripercussioni in termini di allentamento delle politiche di contrasto alla crisi climatica. Potremmo provare a tirarci su pensando che, tutto sommato, si tratta ancora solo di parole. Peccato che anche i fatti, spesso sotto forma di dati, non sempre ci aiutano e ci sembra oramai di toccare con mano gli effetti della accelerazione della crisi climatica. Perché, ad esempio, sappiamo che il 2024 è stato incoronato ufficialmente dall’Organizzazione Mondiale della Meteorologia ([i]) il primo anno sopra la “soglia di sicurezza” del +1,5 °C rispetto al periodo pre-industriale. Ma, forse fatto ancor più deprimente, sappiamo anche che dopo oltre trent’anni di estenuanti negoziati sul clima, le emissioni di gas serra nel mondo continuano a non volerne proprio sapere di iniziare a scendere e, sempre nell’anno da poco concluso, secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia hanno fatto segnare un nuovo record assoluto a +0,8% rispetto all’anno precedente ([ii]). E, come se non bastasse, le fonti rinnovabili, la nostra migliore cura contro la dipendenza dai combustibili fossili, ancora oggi soddisfa globalmente solo il 15% del nostro fabbisogno di energia. In questo quadro dalle tinte decisamente fosche, non deve sorprendere più di tanto se qualcuno si abbandona a una forma di “depressione climatica”, arrendendosi al mantra del “non ce la faremo mai”, o “la battaglia per il clima è persa” o persino al grande classico “moriremo tutti!”.
Eppure, proprio tra chi si occupa di clima ed energia c’è chi non cede al pessimismo, non per questioni di principio ma, viceversa, per un validissimo principio di realtà. Nel giugno del 2024 il Rocky Mountain Institute, uno dei più importanti centri di ricerca statunitensi sull’energia, ha presentato un interessante rapporto – The Cleantech Revolution ([iii]) – molto utile per tirare su il morale dei depressi del clima. Lo studio parte analizzando le più importanti rivoluzioni tecnologiche degli ultimi due secoli, a partire dalla rivoluzione industriale di fine XVIII secolo, passando per quella dell’elettrificazione a inizio del ‘900, fino ad arrivare alla più recente età dell’informazione. Queste rivoluzioni, che rappresentano veri e propri balzi evolutivi nella storia dell’umanità, sono figlie della improvvisa diffusione di nuove tecnologie ad alto impatto economico e sociale. L’affermarsi di una nuova tecnologia che va a sostituire una tecnologia preesistente e fino a quel momento ritenuta vincente, rappresentato in un grafico cartesiano assume la suggestiva forma di una “X”, con la nuova che parte dal basso e cresce nel tempo con una ripida ascesa e, in modo speculare, quella preesistente che parte dall’alto, perché estremamente diffusa, e altrettanto velocemente cala verso il basso del grafico, divenendo marginale.
Questo X Factor delle grandi trasformazioni tecnologiche presenta alcune caratteristiche, utili per comprendere i giorni che stiamo vivendo. In primo luogo, l’andamento è tale per cui nella fase inziale la nuova tecnologia sembra stentare ad affermarsi, ma da un certo momento in poi la sua ascesa diventa incredibilmente rapida. In secondo luogo, tutto questo può avvenire in un tempo molto più breve di quanto si potrebbe immaginare. Ad esempio, l’introduzione del gas per il riscaldamento nel Regno Unito a partire dagli anni ’60 ha portato al pressocché totale abbandono del carbone nel giro di un ventennio. E ci è voluto solo poco di più per passare, a inizio del secolo scorso, da sistemi di illuminazione a gas a sistemi completamente elettrificati. Ma basta guardare alla più recente delle grandi rivoluzioni tecnologiche, quella dell’informazione e ai cambiamenti che ha prodotto nella società e nella vita di tutti i giorni nell’ultimo trentennio. Quindi, imprevedibilità e rapidità sono due caratteristiche che sembrano accomunare tutte queste grandi trasformazioni. E questo comporta che, agli albori di una transizione tecnologica, solo in pochi sarebbero pronti a scommettere sul nuovo e il più delle volte la maggior parte delle persone si accorge del balzo evolutivo solo dopo che questo è stato compiuto.
Lo studio del think tank guidato da Amory Lovins passa poi ad analizzare alcuni dei trend più recenti che stanno caratterizzando il sistema energetico mondiale, molti dei quali sono caratterizzati da quella dinamica esponenziale tipica delle fasi iniziali di una rivoluzione tecnologica. Così, ad esempio, mostra come la generazione elettrica da eolico raddoppia ogni 5-6 anni e quella di fotovoltaico ogni 2-3 anni. Ma ancora meglio fanno gli accumuli elettrici, la cui capacità installata nel mondo raddoppia praticamente ogni anno o anche le stesse auto elettriche, il cui numero di veicoli in circolazione raddoppia all’incirca ogni anno e mezzo e nel 2024 quasi un’auto venduta su quattro è elettrica. Questi trend, in gran parte spinti dal calo dei costi delle tecnologie (quelli di eolico, solare e sistemi di accumulo negli ultimi dieci sono scesi dal 70 all’80%), chiaramente andranno a stabilizzarsi con tassi di crescita non più esponenziali, come sempre accade in queste trasformazioni, ma in ogni caso ne giro di pochissimi anni sono destinati a incrociare le vecchie tecnologie, legate per lo più all’epoca dei combustibili fossili, che andranno a sostituire. In realtà, in alcuni campi la fatidica “X” sul diagramma cartesiano è già comparsa, come nel caso degli investimenti nelle energie pulite, che a livello mondiale nel 2024 ancora secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia avrebbero doppiato quelle nei fossili ([iv]), o nel caso della realizzazione di impianti di generazione elettrica da rinnovabili che oramai rappresentano oltre l’80% di tutta la nuova potenza installata ogni anno nel mondo ([v]).
Questo non vuole certo dire che la partita sia vinta e che la crisi climatica non rappresenti ancora una delle più grandi minacce per la nostra civiltà. Ma vuol dire che, grazie a decenni di battaglie in favore dell’ambiente e di politiche in favore delle rinnovabili e della transizione energetica, qualcosa si è messo inesorabilmente in moto. Adesso, lo sappiamo, è una questione di velocità, tutto si gioca in un testa a testa tra l’avanzata della crisi climatica e la trasformazione del sistema energetico globale da uno basato sui combustibili fossili, che ha poco più di un secolo, a uno fondato sulle energie rinnovabili, come quello che ha accompagnato l’umanità per millenni.
[i] https://wmo.int/publication-series/state-of-global-climate-2024
[ii] https://www.iea.org/reports/global-energy-review-2025
[iii] https://rmi.org/insight/the-cleantech-revolution/
[iv] https://www.iea.org/reports/world-energy-investment-2024
[v] https://www.irena.org/Publications/2025/Mar/Renewable-capacity-statistics-2025