3 Luglio 2023
Intervista a Carlotta Ventura, Chief Communication, Sustainability and Regional Affairs Officer A2A
«La transizione, oltre che ecologica, deve essere giusta e condivisa» – sono le parole di Carlotta Ventura, Chief Communication, Sustainability and Regional Affairs Officer di A2A, mentre ci confrontiamo in attesa della Conferenza nazionale sul clima 2023, sui fattori abilitanti da mettere in campo per agevolare la transizione ecologica in uno dei settore maggiormente coinvolti.
La condivisione è fatta di confronto ed è per questa ragione che A2A ha avviato un percorso di dialogo con le comunità dei territori in cui è presente attraverso un roadshow di forum Multistakeholder, con istituzioni, consumatori, fornitori, società civile.
Carlotta Ventura ci racconta che lo scorso anno questi incontri sono stati l’occasione per gettare le basi per alleanze e sinergie per favorire il percorso verso la transizione, ma hanno rappresentato anche l’occasione per far nascere progettualità concrete su vari temi, dalla sensibilizzazione sulle buone pratiche individuali all’educazione ambientale nelle scuole, al supporto alle PMI per una supply chain sostenibile.
«A Milano, Brescia e Bergamo ad esempio abbiamo dato il via a un momento di confronto che ha portato alla stesura di una Carta dei Consumi sostenibili, che indirizza e informa su come consumare meno e meglio. Adesso siamo appena partiti con l’edizione 2023 del roadshow che ci porterà, nei prossimi mesi, in 11 località con l’obiettivo di creare valore condiviso e progetti comuni guardando al traguardo di una just transition, inclusiva e su misura dei territori».
Quello portato avanti dall’impresa sui territori è insomma un approccio dialogico, che racconta la volontà di far rientrare la sostenibilità a tutti i livelli nel senso comune, non essendo più argomento solo per scienziati, finanzieri e attivisti ma un tema che coinvolge tutte le parti della comunità. Questa visione del resto è in linea con lo spunto che ci riporta Ventura quando le chiediamo che cosa ha ispirato la sua idea di sostenibilità: «Larry Fink, CEO di Blackrock, nel 2020 ha incentrato la sua lettera annuale ai CEO delle società partecipate sul Climate Change, definendolo una crisi strutturale e a lungo termine che obbliga a una riallocazione di capitale mai vista nella storia. Gli investimenti “sostenibili” diventano quindi non solo più competitivi ma anche inevitabili. Fink profetizza che a breve i millenial saranno i nuovi leader delle istituzioni e delle imprese e rimodelleranno l’approccio alla sostenibilità. Il rischio climatico deve essere visto esattamente come un rischio di investimento: l’unica possibilità, finanziaria ed esistenziale, diventa la transizione ecologica».
Oggi tutte le attività di A2A sono orientate alla sostenibilità che, come ci spiega Ventura «non è un impegno ma la nostra ragion d’essere».
L’impresa ha realizzato un piano industriale con orizzonte proprio al 2030 che mette al centro gli obiettivi ESG, con circa l’85% degli investimenti allineati agli SDGs dell’ONU e il 65% alla Tassonomia Europea. A2A inoltre ha previsto 16 miliardi di investimenti in settori strategici per contribuire alla transizione ecologica del Paese: dalle rinnovabili all’economia circolare, dallo sviluppo del biometano alla mobilità elettrica. «Stiamo lavorando per raggiungere il net-zero di Gruppo al 2040, con dieci anni di anticipo rispetto agli obiettivi comunitari» – chiarisce Carlotta Ventura.
Guardando agli ambiti di intervento di A2A e alle prossime sfide, il riferimento va alla Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), la nuova Direttiva europea sul reporting di sostenibilità entrata in vigore a gennaio di quest’anno, che introduce obblighi più stringenti di rendicontazione sulle tematiche ambientali, sociali e di governance: «Si tratta di una svolta epocale per cui l’UE ha deciso che la sostenibilità dovrà concretamente permeare i processi aziendali, dalla gestione delle persone e dei beni produttivi all’intera catena del valore. Una chiara presa di posizione che contribuirà ad accelerare la fine del greenwashing».
La direttiva richiede alle società di fornire dettagli in merito agli impegni presi e alle policy ESG, con particolare attenzione alla gestione e agli impatti della propria value chain. In Italia, si passerà dalle 200 aziende già obbligate alla rendicontazione non finanziaria a quasi 4000 realtà coinvolte.
«Siamo in attesa di vedere come l’Italia recepirà la normativa – conclude Carlotta Ventura – ma sono convinta che l’integrazione di elementi ESG all’interno nei piani aziendali rappresenti un’opportunità e non un obbligo: una possibilità per le società di diventare più competitive sui mercati e più attrattive per gli investitori».