29 Gennaio 2025

La corsa delle rinnovabili accelera: se l’occidente rallenta, la Cina piglia tutto

DI ANDREA BARBABELLA, PUBBLICATO ORIGINARIAMENTE SU HUFF POST

Le centrali green costruire nel 2024 produrranno elettricità pari ai consumi della Russia

Quello che si è appena chiuso è stato un altro anno di record per il clima. Ma questa volta non si tratta dei soliti record negativi di incendi che divorano regioni, di siccità e alluvioni che alimentano orde di migranti climatici, di temperature sempre più estreme. Il 2024, infatti, è stato anche un anno record positivo grazie al principale antidoto contro l’avanzata della crisi climatica: la crescita delle fonti rinnovabili. Secondo le stime del think tank Ember ([i]) e dell’Agenzia Internazionale dell’Energia ([ii]), nell’anno che si è appena concluso abbiamo installato qualcosa come 700 GW (milioni di kW) di nuovi impianti di generazione elettrica alimentati da fonti rinnovabili. Tanto? Poco? Possiamo provare a rispondere così: gli impianti rinnovabili realizzati nel mondo nel 2024 produrranno qualcosa come mille miliardi di kWh ogni anno, pari al fabbisogno dell’intera Russia, il quarto Paese al mondo per consumi di energia elettrica. Non male, quindi.

Ma il 2024 ci porta anche un’altra buona notizia per la transizione energetica. Nel 2023, alla COP28 di Dubai, oltre all’ormai celebre locuzione del “transitioning away from fossil fuels”, era stato concordato anche l’ambizioso obiettivo di triplicare entro il 2030 la potenza installata nel mondo di impianti rinnovabili. Per raggiungere questo traguardo, nei prossimi sei anni dovremmo realizzare ogni anno in media circa mille GW di nuovi impianti di generazione elettrica alimentati da fonti rinnovabili. Un obiettivo che molti hanno bollato come irraggiungibile, l’ennesima testimonianza di una “ideologia ambientalista” fuori dalla realtà. Ma siamo davvero così lontani? Di nuovi impianti rinnovabili a livello globale ne abbiamo installati 260 GW nel 2021, 300 GW nel 2022, poi 470 GW nel 2023 ([iii]) per arrivare ai 700 GW stimati per il 2024. Una progressione esponenziale che conferma il fatto che l’obiettivo concordato a Dubai è, in realtà, tutt’altro che irraggiungibile. E se rispetteremo tale impegno, tra appena sei anni, vorrà dire che più della metà dell’elettricità consumata nel mondo sarà prodotta da fonti rinnovabili (contro circa un terzo di oggi).

Il 2024 è una nuova conferma, insomma, di quello che in realtà sappiamo bene oramai da alcuni anni: la transizione energetica è ampiamente in corso e stiamo assistendo a una trasformazione epocale e anche estremamente rapida del settore energetico a livello globale. Ma quella che certamente non è una buona notizia per noi abitanti del vecchio continente è che, a guidare questa transizione, questa volta non sono le economie industrializzate occidentali. La geografia delle rinnovabili ci dice, infatti, che l’accelerazione degli ultimissimi anni ha un unico grande protagonista: la Cina. Nel 2024 nella terra del gigante asiatico sono stati installati quasi 300 GW di impianti fotovoltaici e circa 80 GW di impianti eolici ([iv]): oltre la metà degli impianti rinnovabili installati in tutto il mondo. Complessivamente, nel 2024 in Cina lavorano qualcosa come 1.400 GW di impianti eolici e fotovoltaici: questo vuol dire che è stato ampiamente superato, con sei anni di anticipo, il target di 1.200 GW che lo stesso Governo cinese qualche anno fa aveva fissato per il 2030. Questi risultati sono il frutto di una precisa strategia industriale che, ormai da tempo, ha puntato sulle tecnologie green e, in particolare, sulle fonti rinnovabili. Strategia che ha portato la Cina, secondo i dati della IEA ([v]), ad avere nel 2023 una capacità produttiva di pannelli fotovoltaici pari a 850 GW all’anno, ossia quasi il doppio di quanto è stato installato nel mondo in quello stesso anno. Ma sono soprattutto gli investimenti ad essere la testimonianza tangibile di questo impegno. Quelli nelle rinnovabili nell’ultimo quinquennio sono più che raddoppiati, raggiungendo nel 2024 un nuovo record: 360 miliardi di $ ([vi]), quasi il doppio di quanto investito nello stesso anno in Cina nei combustibili fossili.

In un contesto globale in cui sempre di più saranno i Paesi asiatici ed emergenti a guidare il mercato dell’energia e dettare gli standard tecnologici, le democrazie occidentali, peraltro ancora le principali responsabili della crisi climatica in corso, non sembrano tenere il passo.

Gli Usa continuano ad essere i principali investitori nel settore dell’oil&gas. Certo anche del Paese di Trump le rinnovabili continuano a crescere e presumibilmente continueranno a farlo, al di là delle dichiarazioni del nuovo Presidente. Anche nel 2017 aveva dichiarato guerra all’Accordo di Parigi e alle green tech, eppure nei 4 anni del suo mandato le rinnovabili sono cresciute come mai prima facendo segnare un +30% per l’eolico e quasi un raddoppio per il fotovoltaico. Sembra improbabile che le dichiarazioni bellicose del Tycoon possano fermare questa crescita e tanto meno convincere la Cina a fare marcia indietro. In ogni caso, il confronto con l’economia asiatica è impietoso: nel 2024 negli Stati Uniti sono stati installati 50 GW di fotovoltaico e gli investimenti nelle rinnovabili, pure in crescita, si fermano a 85 miliardi di $, un quarto di quanto registrato nel Paese asiatico.

E la vecchia Europa? Secondo i dati appena pubblicati da Ember ([vii]), nel 2024 le rinnovabili si confermano di gran lunga la principale fonte utilizzata per produrre elettricità, con il 47% della generazione elettrica dell’Ue. Il fotovoltaico da solo, per la prima volta nella storia, ha prodotto più elettricità di tutte le centrali a carbone presenti sul suolo europeo e l’eolico più di quelle a gas. Le rinnovabili sono anche le uniche tecnologie in crescita oramai da anni: dal 2000 a oggi la produzione di elettricità da rinnovabili in UE è cresciuta di quasi il 250% mentre quella da combustibili fossili è calata del 42% e quella da nucleare del 25%. Eppure, per tenere il passo della Cina bisognerebbe fare ben altro, mettendo in campo politiche industriali green decisamente più ambiziose. Gli investimenti nelle rinnovabili nel 2024 nella Ue hanno superato i 100 miliardi di $, ma sono ancora meno di un terzo di quelli cinesi che, nell’anno appena trascorso, sono arrivati al 2% del Pil, che è anche più di quanto sarebbe necessario, secondo le analisi del Fondo Monetario Internazionale ([viii]), per raggiungere, a livello globale, l’obiettivo della neutralità climatica entro la metà del secolo. Obiettivo che, come ha ricordato anche Draghi nel rapporto sulla competitività dell’Unione presentato a settembre, per il vecchio continente, che nel 2024 ha destinato alle fonti rinnovabili appena lo 0,5% del Pil, è ancora molto lontano.

 

[i] https://ember-energy.org/latest-insights/six-highlights-of-the-global-energy-transition-in-2024/

[ii] https://www.iea.org/reports/renewables-2024

[iii] https://www.irena.org/Data/View-data-by-topic/Capacity-and-Generation/Statistics-Time-Series

[iv] https://www.reuters.com/business/energy/chinas-solar-wind-power-installed-capacity-soars-2024-2025-01-21/

[v] https://www.iea.org/reports/world-energy-outlook-2024

[vi] https://www.iea.org/reports/world-energy-investment-2024

[vii] https://ember-energy.org/latest-insights/european-electricity-review-2025/

[viii] https://climatedata.imf.org/pages/ngfs#ngfs7

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