22 Aprile 2024

Italy for Climate: nel 2023 taglio record delle emissioni serra: -6,5%

DI ANDREA BARBABELLA, PUBBLICATO ORIGINARIAMENTE SU HUFFPOST

In un solo anno l’Italia ha tagliato le proprie emissioni di gas serra del 6,5%. Guardando al trend registrato fino al 2022, lo scorso anno avevamo scritto che di questo passo per raggiungere il target 2030 sulle emissioni (-55% rispetto al 1990) al nostro Paese non sarebbero bastati 200 anni. Ma il 2023 ci racconta una storia nuova: abbiamo tagliato più di quanto sarebbe necessario fare in un anno per riuscire a centrare quei target che alcuni hanno dichiarato impossibili. E senza l’aiuto di crisi finanziarie o pandemie. Questo è quanto emerge dalla fotografia scattata da Italy for Climate con la quinta edizione del report I 10 key trend sul clima in Italia. Ma il report, soprattutto, ci aiuta a rispondere alla domanda più importante: cosa c’è dietro questa nuova performance dell’Italia?

Nel 2022, all’alba di una nuova fase storica caratterizzata da forti tensioni geopolitiche e da prezzi dell’energia alle stelle, in molti si erano chiesti se tutto questo avrebbe stroncato sul nascere i primi segnali della transizione energetica che, timidamente, stava prendendo piede nel mondo e in Europa. Questo primo consuntivo 2023, almeno per quel che riguarda l’Italia, ci dice che questi timori erano infondati. Anzi, come aveva previsto l’Agenzia Internazionale dell’Energia, questa nuova fase, certamente drammatica nella storia dell’umanità, sta imprimendo un’accelerazione a molti green trend dell’energia.

Dietro alla performance emissiva italiana del 2023 c’è un mix di fattori di diversa natura, alcuni più contingenti che potrebbero dunque rendere effimera questa performance, altri più strutturali, con possibili effetti anche di medio-lungo periodo. Molti di questi fattori hanno inciso sulla domanda di energia: a fronte di un Pil cresciuto di quasi l’1%, la domanda di energia per unità di ricchezza prodotta si è ridotta del 3%, testimoniando un miglioramento significativo nell’efficienza energetica della nostra economia. Su questo hanno certamente inciso i minori consumi per il riscaldamento degli edifici, con il 2023 che per l’Italia è stato il secondo anno più caldo di sempre. E sono stati determinanti i prezzi dell’energia, ancora elevati specie nella prima parte dell’anno. Inoltre la risposta di imprese e famiglie a questa situazione potrebbe aver indotto cambiamenti positivi nei comportamenti che potrebbero risultare duraturi.

La maggior parte (oltre i due terzi) del calo della domanda di energia si è concentrata nel settore degli edifici. Oltre ai comportamenti virtuosi e agli inverni più miti potrebbe esserci dell’altro. Abbiamo stimato, infatti, che negli ultimi tre anni tramite Superbonus sono state riqualificate qualcosa come 1,5 milioni di abitazioni (su un patrimonio di circa 30 milioni): questo ha certamente avuto un impatto sull’efficienza del parco edilizio, al di là delle polemiche anche legittime sui costi e sull’efficienza dello strumento (prima del Superbonus viaggiavamo attorno alle 200-250 mila abitazioni all’anno e senza obbligo del salto di classi energetiche).

Ma il Superbonus ha avuto un impatto rilevante anche sul settore che più di tutti ha inciso sulla riduzione delle emissioni del 2023: la produzione di elettricità. A fine dello scorso anno abbiamo raggiunto il record di circa 1,3 milioni di famiglie italiane collegate a un impianto fotovoltaico, un numero raddoppiato in un triennio: oggi gli impianti fotovoltaici installati sui tetti delle nostre abitazioni soddisfano più del 10% dei nostri fabbisogni domestici. Insieme al Superbonus hanno agito su questo settore una serie di semplificazioni burocratiche introdotte negli ultimi due-tre anni e, ovviamente, la convenienza nel rendersi quanto più possibile energeticamente autonomi in un contesto di prezzi elevati dell’elettricità (e di futuro incerto). Così, nel 2023 per la prima volta eolico e fotovoltaico da soli hanno prodotto il 20% della elettricità generata nel nostro Paese.

Tutto bene quindi, possiamo dormire sonni tranquilli? Non è così, sia perché certi trend sono connessi a fenomeni contingenti che potrebbero non ripetersi, sia perché altri trend sono legati a strumenti e politiche che potrebbero non essere confermati. In ogni caso c’è ancora molto da fare, come dimostra il confronto europeo sulle nuove installazioni di eolico e fotovoltaico che nel 2023 non arrivano a 6 GW contro i 9 della Spagna e soprattutto i 18 della Germania. Ma ancora peggio hanno fatto i trasporti, l’unico settore ad aver aumentato i consumi di energia, con le auto elettriche che hanno rappresentato appena il 4% delle auto vendute nel nostro Paese contro la media europea del 14% e oltre il 18% della Germania.

Infine, non dobbiamo dimenticarci del costo che già oggi stiamo pagando al cambiamento climatico, con quasi 3.400 eventi meteoclimatici estremi censiti dall’osservatorio europeo nel nostro Paese e un deficit idrico primaverile che nei principali bacini italiani ha raggiunto il 60% rispetto alla media 2011-2021. Tutte buone ragioni, insomma, che dovrebbero spingerci a fare del 2023 il primo di una lunga serie di anni virtuosi per il clima.

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