16 Novembre 2020
Per la neutralità climatica serve una strategia sull’efficienza dei materiali
EDITORIALE DI EDO RONCHI
Affrontando la transizione alla neutralità climatica al 2050, solitamente, si pone l’attenzione su due priorità: lo sviluppo delle fonti rinnovabili e l’efficienza energetica. Ne manca una terza: l’efficienza dei materiali.
Il consumo mondiale di materiali è cresciuto da 27,6 Gt (miliardi di tonnellate) nel 1970 a 109,2 Gt nel 2017: di circa 4 volte, con un tasso di crescita doppio di quello della popolazione. Con una simile crescita del consumo di materiali non è possibile raggiungere la neutralità climatica.
Di questo si occupa un recente rapporto dell’IRP (International Resource Panel) e dell’UNEP (United Nations Environment Programme): “Resource Efficiency and ClimateChange: Material Efficiency Strategies for a Low-Carbon Future”, 2020.
Il Rapporto parte da alcuni dati: l’estrazione e il trattamento dei materiali generava nel 1995 5 Gt (miliardi di tonnellate) di CO2 eq. di gas serra, pari al 15% delle emissioni totali; nel 2015 tali emissioni sono cresciute a 11,5 Gt, al 23% di quelle totali: 4,8 Gt generate dalla produzione di acciaio, di ferro e altri metalli, 4,4 Gt dalla produzione di cemento e simili, 1,5 Gt dalla produzione di plastica e gomma e 0,9 Gt dalla produzione di legname. Le emissioni di gas serra, generate da estrazione, trattamento e utilizzo di materiali, in vent’anni sono più che raddoppiate e tendono ancora a crescere velocemente: come facciamo a tagliarle dell’80/90%, per arrivare alla neutralità climatica nei prossimi 30 anni?
Il Rapporto cita, come esempi particolarmente significativi per affrontare questa problematica, due settori: quello degli edifici e quello delle automobili. Una strategia di uso efficiente e di riciclo dei materiali (cemento, ferro, legno, plastica, vetro, etc.) potrebbe portare entro il 2050, nei Paesi del G7, a una riduzione dell’80/90% delle emissioni di gas serra nella costruzione degli edifici.
Le emissioni di gas serra in questo settore dipendono dalla quantità e dalla tipologia dei diversi materiali impiegati, dalle modalità di costruzione e demolizione, compreso il riciclo e il riutilizzo, e dalla durata degli edifici. Buona parte dell’efficienza del ciclo di vita dei materiali nelle costruzioni – osserva il Rapporto – è determinata già nella fase di progettazione che stabilisce materiali e componenti da utilizzare per la costruzione, come utilizzarli, l’eventuale recupero e riciclo dei rifiuti; le modalità di intervento per il riuso di edifici esistenti; la manutenzione e la durata nonché la gestione del fine vita degli edifici.
Le pubbliche autorità possono giocare un ruolo attivo per promuovere l’efficienza dei materiali nelle costruzioni fissando standard e norme di regolazione per il loro uso, per il riutilizzo e il riciclo dei rifiuti, per le tecniche di costruzione, per stabilire il livello di priorità della rigenerazione urbana, del risanamento e del riuso di edifici esistenti.
Nella produzione di automobili vi possono essere importanti miglioramenti dell’efficienza dei materiali nei processi produttivi, nella riduzione e nel riuso degli scarti di produzione e nel riciclo a fine vita. Ma non basta: le città sono piene di auto, ferme per la maggior parte del giorno e usate per trasportare, in genere, una sola persona, che generano, oltre a congestione del traffico e inquinamento, anche un enorme spreco di tonnellate e tonnellate di materiali, impiegate per la loro fabbricazione.
Una riduzione del consumo inefficiente dei materiali richiede quindi di diminuire anche il numero di auto di proprietà e di uso individuale e di aumentare il trasporto pubblico, la sharing mobility (l’uso condiviso) e il carpooling (l’auto di gruppo). Tutte insieme, le misure per aumentare l’efficienza dei materiali potrebbero portare una riduzione di emissioni nel settore della produzione di automobili del 57/70% nei Paesi del G7 al 2050.