19 Gennaio 2022

Regioni nemiche delle rinnovabili? Una poco incoraggiante fotografia dall’ultimo rapporto di Legambiente

di Andrea Barbabella, coordinatore Italy for Climate

Raggiungere la neutralità climatica entro la metà del secolo richiede cambiamenti di una portata di cui ancora troppo pochi sono realmente consapevoli. Questi cambiamenti non si realizzeranno senza coinvolgere appieno i territori. E su questo dobbiamo lavorare ancora molto, come dimostra il recentissimo rapporto di Legambiente “Scacco matto alle fonti rinnovabili”.

Le fonti rinnovabili sono un tassello chiave del processo di decarbonizzazione, a cominciare da quelle elettriche (ma non solo). Negli ultimi anni in Italia abbiamo installato in media circa 800 MW di impianti di generazione elettrica alimentati da rinnovabili: come sappiamo dovremmo moltiplicare per 10 questo numero, ma ancora non si vede una soluzione.

Gli ostacoli allo sviluppo delle rinnovabili elettriche richiamati nel report di Legambiente sono diversi: lentezza nel rilascio delle autorizzazioni, discrezionalità nelle procedure di valutazione, blocchi delle sovrintendenze, disomogeneità delle norme regionali, contenziosi tra istituzioni, fenomeni di opposizione dai territori.

Tutti questi ostacoli fanno si che il tempo medio di autorizzazione di un impianto eolico in Italia sia di cinque anni, contro i sei mesi previsti dalla normativa. E questi ritardi, oltre a far lievitare i costi finali, fanno si che quando finalmente l’agognata autorizzazione arriva, l’impianto sia oramai tecnologicamente superato (ricordiamoci che in questo settore l’evoluzione è tale da portare a una riduzione dei costi di generazione elettrica del 90% in soli dieci anni) con il risultato che l’80% dei – pochi – progetti autorizzati non sia immediatamente realizzabile.

Le Regioni hanno un ruolo importante in questo contesto, ruolo che purtroppo spesso non interpretano in senso favorevole alla transizione energetica. Come dimostrano alcune delle storie esemplari censite da Legambiente. C’è la Regione Lazio, che nel 2021 nelle more dell’individuazione delle aree non idonee all’installazione delle fonti rinnovabili” ha introdotto la sospensione per otto mesi di qualsiasi nuova autorizzazione a impianti eolici o fotovoltaici a terra. C’è l’Abruzzo che sempre nel 2021 ha introdotto una moratoria simile, per impianti eolici e grandi impianti fotovoltaici a terra, in attesa questa volta di definire quali siano le aree idonee in cui poter installare impianti rinnovabili. E infine c’è la Calabria, con l’Assessore all’ambiente che a febbraio di quest’anno comunica di aver disposto la sospensione di tutte le autorizzazioni, in attesa della approvazione in questo caso del Piano paesaggistico, per gli impianti eolici e gli elettrodotti che “rappresentano una violenza alla bellezza della Regione e allo sviluppo del turismo”.

Senza il coinvolgimento attivo delle Regioni, visto il ruolo rilevante che svolgono in processi di programmazione e regolazione chiave sulle rinnovabili ma non solo, l’Italia non conseguirà mai l’obiettivo della neutralità climatica, né il taglio del 55% delle emissioni entro il 2030 che sarebbe necessario. Proprio per questo con Italy for Climate a settembre dello scorso anno avevamo lanciato il primo ranking delle Regioni italiane sul clima, con l’obiettivo di alimentare un dibattito ampio e informato a scala nazionale, dibattito oggi ancora troppo limitato a consessi di addetti ai lavori. Tra le altre cose, dal ranking emergeva che ben il 70% delle Regioni italiane nell’ultimo biennio analizzato (2018 e 2019) non avesse minimamente aumentato la propria quota di fonti rinnovabili. Non possiamo che augurarci che questo nuovo rapporto di Legambiente riesca a risvegliare almeno in parte l’attenzione dell’opinione pubblica su un tema tanto decisivo.

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