30 Novembre 2022

Solari, auto-dipendenti, coal free: la fotografia delle Regioni per il clima

di Chiara Montanini
regioni corsa transizione

Foto di Simon da Pixabay

Come stanno andando le Regioni italiane nella transizione energetica? Quali sono i driver più importanti nel modo in cui le Regioni italiane consumano energia, producono energie rinnovabili, generano emissioni di CO2? Chi sta migliorando e chi invece sta regredendo? Chi è messo meglio tra Nord e Sud?

Abbiamo tentato di rispondere a queste domande in un recente studio di Italy for Climate, realizzato in collaborazione con ISPRA, che racconta La corsa delle Regioni verso la neutralità climatica. Le performance di tutte le 20 Regioni italiane sono rappresentate in forma di ranking: una classifica a gruppi che racconta quanto ciascuna Regione stia facendo meglio o peggio della media nazionale su una serie di indicatori chiave (emissioni di CO2 pro capite, consumi di energia pro capite, fonti rinnovabili).

Ma guardare solo alla classifica finale non basta per capire cosa stanno facendo le diverse Regioni nella corsa verso la neutralità climatica, a maggior ragione se si tiene conto delle anomalie registrate da alcuni indicatori a causa della pandemia (ad esempio, quasi tutte le Regioni hanno registrato una riduzione dei consumi di energia e delle emissioni di CO2 negli ultimi anni, ma sappiamo che si tratta di un trend temporaneo e contingente ad una situazione eccezionale e imprevista). Per questo nel Rapporto, attraverso l’introduzione di alcuni specifici focus, abbiamo cercato di andare più in profondità per poter interpretare e raccontare meglio i risultati complessivi e fornire al lettore un quadro più completo e più critico sulle reali performance delle Regioni che la sintesi operata nelle classifiche finali non sempre riesce a restituire.

Così ci siamo ad esempio divertiti a contare quante e quali sono le Regioni “coal-free”. Scoprendo, così, che nel 2020 7 Regioni italiane (Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Molise, Trentino Alto Adige, Valle d’Aosta) hanno consumi di carbone pari a zero, e a queste se ne aggiungono altre 4 con consumi molto contenuti. Di fatto, in Italia, il phase-out del carbone, che dovremmo raggiungere da qui al 2025, è una questione che impatta prevalentemente sulle 3 Regioni che da sole consumano l’80% di tutto il carbone nazionale, ovvero Puglia, Sardegna e Lazio. Il tema è in alcuni casi più nazionale che regionale, ma bisogna tenerne conto considerando l’impatto che il carbone ha sulle emissioni di CO2 e sulla qualità dell’aria nella Regione.

Ci sono poi le “auto-dipendenti”, ovvero le Regioni con un tasso di motorizzazione (cioè un numero di automobili ogni 1000 abitanti) particolarmente elevato rispetto alla media nazionale – che già di per sé è fra le più alte in Europa con 666 auto/1000 abitanti. Solo 7 Regioni registrano un tasso di motorizzazione inferiore alla media nazionale e questo solleva non poche criticità in termini di decarbonizzazione del settore dei trasporti: pur tenendo conto di aspetti infrastrutturali, dimensionali e morfologici, tutte le Regioni devono migliorare l’efficienza dei loro trasporti e ridurre il ricorso all’auto privata.

Ci siamo anche interrogati su quanto e come le dimensioni regionali influenzino la performance sulla transizione energetica. Il risultato è che “le piccole”, ovvero le Regioni con meno di 1,5 milioni di abitanti (Basilicata, Molise, Friuli-Venezia Giulia, Umbria, Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta) presentano criticità sulle emissioni di gas serra, che sono spesso molto più alte della media nazionale e che, soprattutto, le Regioni più piccole in particolare hanno difficoltà a ridurre anche negli ultimi anni, nonostante gli impatti della pandemia.

La “locomotiva d’Italia”, ovvero le 4 Regioni che da sole fanno oltre il 50% del Pil nazionale (Lombardia, Lazio, Veneto, Emilia Romagna) registrano invece una performance particolarmente negativa sulle fonti rinnovabili: non solo in queste Regioni la quota di energie rinnovabili è spesso molto inferiore alla media, ma continua a non crescere anche negli ultimi anni. Un risultato che non può essere giustificato dalle dimensioni economiche o territoriali (che pure sono un driver significativo di questo trend): queste Regioni devono sfruttare la loro maggiore disponibilità di investimenti e di tessuto imprenditoriale anche per trainare la crescita delle rinnovabili nel Paese, oltre che per trainare il Pil.

Infine, per quanto riguarda le fonti rinnovabili, abbiamo individuato il cluster delle “rinnovabilissime”, ovvero delle 5 Regioni (Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Basilicata, Calabria, Molise) che hanno già una quota di rinnovabili ben superiore alla media nazionale (19%) e virtualmente sono già in linea con il target europeo al 2030. Queste Regioni vanno dal 40% a oltre il 100% di fonti rinnovabili nei loro consumi, perché dispongono di ampie risorse nei loro territori (idroelettrico per il Nord, eolico e fotovoltaico per il sud) che sono ben sfruttate e per questo costituiscono un esempio anche per le altre Regioni; tuttavia, devono presto mostrare altrettanti progressi anche sul fronte delle emissioni e dei consumi di energia.

Sempre in tema di rinnovabili, abbiamo anche indagato in quali Regioni si stia più diffondendo il fotovoltaico, che è la tecnologia rinnovabile trainante per la transizione energetica del nostro Paese e quella che tutte le Regioni possono implementare perché per fortuna tutta l’Italia è baciata dal sole. Le Regioni “solari” d’Italia, ovvero quelle che hanno installato più fotovoltaico in rapporto alla popolazione, sono Marche e Puglia, ma se guardiamo solo al fotovoltaico domestica le prime in classifica sono le famiglie di Friuli Venezia Giulia, Veneto, Sardegna, Umbria e Trentino.

Da questo Rapporto emerge un quadro molto articolato delle performance regionali sui temi della transizione energetica. Il primo passo è conoscere e capire queste performance, ma il prossimo deve essere quello di agire con urgenza per migliorarle. A guadagnarci non sarà solo il clima, ma anche e soprattutto le filiere economiche e occupazionali dei territori. Perché senza un forte impegno da parte dei Governi regionali, sarà impossibile raggiungere gli obiettivi nazionali di decarbonizzazione che ci siamo posti per fare la nostra parte nel contrasto alla crisi climatica. Eppure, molte Regioni faticano ancora a raggiungere un adeguato livello di consapevolezza, urgenza e azione sulla transizione energetica. E tutte sono ancora molto lontane dal traguardo della neutralità climatica.

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