21 Aprile 2020

L’Italia, una “tigre green” dell’economia mondiale

Una nuova ricerca inglese conferma l’Italia fra i Paesi leader della green economy nel mondo, insieme alla Germania e agli Stati Uniti. A posizionare il nostro Paese in cima alla classifica delle green growth tigers (le tigri della crescita economica green) del ventunesimo secolo è lo studio condotto dalla Oxford Martin School e dalla Smith School of Enterprise and the Environment, che ha analizzato il potenziale di crescita green delle nazioni a partire dalla loro capacità di esportare prodotti green tecnologicamente avanzati. Alcuni economisti hanno dimostrato, infatti, che i Paesi che esportano prodotti più sofisticati tendono a sperimentare una crescita economica più rapida.

Per valutare il potenziale di crescita economica a basso impatto ambientale, gli studiosi sono partiti dalla costruzione del primo e più grande database di prodotti green tecnologicamente avanzati collocati sul mercato dai diversi Paesi, attribuendo a ciascun prodotto un punteggio in termini di complessità tecnologica. Già questa prima elaborazione della ricerca, secondo gli autori, costituisce un passaggio cruciale perché il database fornisce ai governi uno strumento pratico per avere un quadro della attuale capacità di export del settore, ma ancor più per valutare come possono indirizzare gli investimenti e stimolare la crescita green in base alle proprie strutture produttive e al know-how tecnologico già acquisito.

Dalle informazioni raccolte nel database, i ricercatori hanno poi elaborato un indicatore ad hoc, il Green Complexity Index, che mira a identificare i principali esportatori di prodotti a basso impatto ambientale e ad alto tasso tecnologico. I risultati mostrano che i Paesi posizionati più alti in classifica tendono ad avere anche un alto reddito pro capite, come alcuni Paesi europei o gli Stati Uniti, tuttavia ci sono diverse eccezioni fra cui la Norvegia, l’Australia o gli Emirati Arabi, nei quali l’export è ancora dominato dalle attività estrattive di combustibili fossili e per i quali, secondo gli studiosi, le prospettive di una transizione verso un export più significativamente green appaiono oggi ancora difficili. Fra i settori produttivi dal maggiore potenziale di crescita economica e green la ricerca individua, tra gli altri, strumenti avanzati per il monitoraggio ambientale e alcuni componenti d’avanguardia per l’automazione e la manutenzione degli impianti eolici e fotovoltaici.

La classifica finale del Green Complexity Index vede l’Italia seconda, subito dopo la Germania e seguita da Stati Uniti, Austria, Danimarca e Cina. Lo studio presenta anche una breve comparazione con i risultati relativi al 1995, dai quali emerge che l’Italia era già stabilmente nella top ten dei produttori green ad alto tasso tecnologico e che la Cina è uno dei Paesi che ha registrato la maggiore crescita nel settore.

Dalla ricerca emerge dunque che l’Italia, insieme alle altre “tigri” della green economy, è uno dei Paesi con le migliori prospettive di crescita economica derivante da un orientamento green del Made in Italy, e quindi anche uno dei Paesi che trarrebbe maggiore vantaggio, sia in termini di crescita che di competitività economica, dall’implementazione di un Green Deal per la ripresa dalla attuale crisi economica.

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