29 Gennaio 2022
Il mondo della finanza boccia il nucleare e il gas come investimenti green
di Raimondo Orsini, Direttore della Fondazione per lo sviluppo sostenibile
La Tassonomia europea degli investimenti eco-sostenibili indica i criteri per definire green gli investimenti. La sua principale funzione è quella di incentivare la transizione dei capitali pubblici e privati (bond, equity, Piani pubblici di investimento, etc.) verso le nuove tecnologie per la transizione green. Insomma, l’ alleato finanziario del green Deal.
Ebbene, mi sembra che si stia parlando troppo poco in Italia della recentissima proposta di tassonomia emanata dalla Commissione UE, che con grossa sorpresa, punta ad etichettare il nucleare (o meglio, la vecchia tecnologia delle centrali nucleari esistenti), ed il gas (o meglio, le tradizionali centrali elettriche a ciclo combinato e turbogas) fra i possibili nuovi investimenti green.
Vista questa sorprendente proposta EU, mi chiedevo quale sarebbe stata la posizione dei governi e delle Banche più responsabili. Come potrebbero giustificare un cambio di rotta così improvviso agli investitori responsabili, senza screditare il loro impegno e senza svalutare i loro prodotti finanziari green che escludevano il nucleare e il gas ? Infatti, se passasse questa proposta, verrebbero puniti proprio gli investimenti più sostenibili rispetto ai portafogli che includono anche il gas e il nucleare . Come si distinguerebbero gli investimenti business as usual dagli investimenti green? O i bond dai green bond? O una Banca che finanzia la transizione ecologica da una che finanzia i fossili e l’uranio?
Le Banche e i governi sarebbero infatti costretti a dire “per alzare il nostro rating di sostenibilità dobbiamo inserire il nucleare e il gas nei nostri investimenti”. Un vero e proprio non-sense!
Mentre mi facevo queste domande sono stato (felicemente) sorpreso dalla risposta venuta direttamente dal mondo della finanza sostenibile.
L’Institutional Investors Group on climate change (più di 370 Istituti finanziari, che rappresentano 50 Trilioni di Euro) ha esplicitamente chiesto alla Von Der Leyen di escludere il gas dalla tassonomia, facendo umilmente notare che la Cina lo ha già escluso e addirittura la Russia (!) lo ha fortemente limitato.
Un paio di giorni fa la EU Platform for Sustainable Finance (ovvero gli esperti consultati dalla stessa Commissione) hanno chiesto di ritirare il nucleare dalla tassonomia EU e di includervi la produzione elettrica da gas solo al di sotto dei 100 grammi/Kwh (cioè, sostanzialmente, di includere solo centrali con biometano ed idrogeno).
Quindi è proprio il mondo della finanza che ci dice: “finanziare le vecchie tecnologie (gas e nucleare) può essere legalmente possibile, ma per l’amor del cielo non chiamiamola finanza green”. E tutto questo vale ancor di più per il nostro PNRR e per i finanziamenti pubblici nazionali che dovranno attuare il “Green Deal”.
Sembrava ovvio, ma evidentemente non lo era per la Commissione EU. Chi lo avrebbe mai detto, solo qualche anno fa, che la finanza potesse bacchettare i politici europei perché troppo poco ambiziosi sul green ?
Ma non è la politica che deve individuare la vision per il futuro?