26 Settembre 2023

Gli italiani sprecano troppa acqua, e non è solo per le perdite di rete

 

In Italia i prelievi di acqua ad uso civile, cioè in ambito domestico e negli edifici, hanno superato i 9 miliardi di m3 e sono il 75% in più rispetto a Francia e Germania e il doppio della Spagna. Siamo di gran lunga il Paese europeo con il più alto prelievo idrico per usi civili, sia in valore assoluto e che in termini pro capite: ogni cittadino italiano preleva in un anno circa , un valore quasi doppio rispetto alla media dei cittadini europei.

Da cosa è causato questo primato?

Come abbiamo raccontato nel nostro Special Report, il primo motivo è ben noto e attiene all’inadeguatezza della rete idrica: l’Italia presenta storicamente un problema di infrastrutture, che ha continuato ad aggravarsi nel tempo. Secondo stime ISTAT, ben il 42% dell’acqua che viene prelevata a usi civili non arriva a destinazione e viene persa lungo la rete idrica; inoltre il tasso di perdite è aumentato dal 33% del 1990 al 42% del 2020. Queste perdite, dovute alla vetustà delle infrastrutture e alla scarsità di investimenti per il loro rifacimento, rappresentano un grave danno per la risorsa idrica del Paese, dal momento che ogni giorno, dei 220 litri di acqua prelevati da un cittadino italiano, 147 litri vengono perduti dalla rete.

Ma non è solo un problema di infrastrutture. Dopo l’agricoltura, quello civile è il secondo settore per prelievi di acqua, responsabile circa del 20% del totale dei consumi nazionali. A differenza degli altri settori, però, è l’unico ad aver aumentato i prelievi negli ultimi anni e oltretutto in modo significativo (+70% dal 2000). È possibile che la percezione, giusta, secondo cui l’Italia gode di una buona disponibilità di acqua porti alla convinzione, sbagliata, che l’acqua sia una risorsa infinita e che dunque si possa consumare senza limiti. Un ultimo dato si lega a questo tema: l’Italia presenta una delle tariffe più basse in Europa per l’acqua potabile, circa il 40% in meno della media europea. Questo aspetto, oltre a causare inefficienze negli investimenti in infrastrutture, tende a disincentivare approcci virtuosi al consumo.

In uno scenario in cui l’Italia è colpita costantemente da stress idrico, a causa della sua posizione geografica e della particolare vulnerabilità nei confronti del cambiamento climatico, scoprire che l’uso civile della risorsa idrica è ancora oggi così sconsiderato non è una buona notizia.

Anche se il prelievo dell’acqua per questi usi è considerato prioritario (rispetto a quello irriguo o industriale), il protrarsi di situazioni di siccità e scarse precipitazioni nell’estate del 2021 ha portato 15 comuni capoluogo di provincia, sempre secondo , ad attuare misure di razionamento nella distribuzione dell’acqua potabile, con un incremento di 4 comuni rispetto all’anno precedente. Per la prima volta dal 2010, il razionamento non è più prerogativa del Sud-Italia, ma coinvolge anche un capoluogo del Nord e del Centro Italia.

 

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