Le emissioni di Co2 per gli Usa, nel 2025, sono previste in
aumento dell’1,8% rispetto all’anno precedente, ma allo stesso tempo gli investimenti nelle energie pulite sono continuati a crescere, facendo diventare
gli Usa la seconda area economica su questo fronte dopo la Cina. Se allarghiamo l’orizzonte temporale, il quadro si complica ulteriormente. Le previsioni aggiornate dell’
Agenzia internazionale dell’energia (Iea) per i prossimi anni hanno infatti rivisto al ribasso molti scenari di mercato green negli Usa: la previsione riguardo la crescita delle rinnovabili nel quinquennio 2025-2030 è stata quasi dimezzata e anche quella del
mercato dell’auto elettrica è stata rivista al ribasso del 40%.
L’intercity statunitense della transizione sarà in grado di non deragliare davanti a venti così fortemente contrari? Ci sono fondati motivi per pensare di sì, ma solo il tempo potrà darcene conferma. Certo è che un probabile rallentamento della transizione energetica del secondo big emitter non è una buona notizia per il clima, e per tutti noi.
CINA, IL TRENO AD ALTA VELOCITA’ DELLA TRANSIZIONE
Parlando di big emitter, non si può non rivolgere lo sguardo immediatamente alla Cina, ovvero al primo paese del mondo per emissioni, responsabile da sola di quasi un terzo di tutti i gas serra globali. Un peso enorme sulla crisi climatica, che va di pari passo con un contributo, altrettanto impressionante, sulla transizione: la Cina è il treno ad alta velocità della transizione energetica globale, il paese che più di tutti ha scommesso sul futuro green dell’energia e grazie al quale la corsa all’innovazione (che significa anche abbattimento dei costi e diffusione su larga scala delle tecnologie pulite) sta andando avanti così spedita. L’80% dei pannelli solari, il 60% delle pale eoliche e il 50% delle auto elettriche sono oggi prodotte in Cina, e nasce da qui anche la convenienza della Cina a diventare il primo elettro-stato green, ovvero l’economia con il più alto tasso di consumi elettrici – e quindi di rinnovabili elettriche come solare ed eolico, del mondo.
Il mercato dell’auto elettrica è poi protagonista a livello mondiale: un’auto ogni 10 in Cina è già elettrica e saranno elettriche anche circa il 50% delle auto vendute nel 2025. Ma la vera grande notizia che potrebbe rendere il 2025 un anno storico riguarda proprio le emissioni: sono diversi mesi che le emissioni di Co2 si stanno riducendo e, se il trend fosse confermato, questo potrebbe significare che anche a livello globale le emissioni potrebbero finalmente registrare una battuta d’arresto, e stavolta non per motivi di recessione economica.
EUROPA, UN TRENO AD ALTA VELOCITA’ CON QUALCHE RALLENTAMENTO
E in tutto questo l’Europa, su che treno viaggia? Anche qui possiamo dire che si trova su un treno ad alta velocità, che però negli ultimi tempi sta subendo qualche rallentamento e una serie di annunci di sciopero. L’Ue resta il leader storico della green economy globale, quella che per prima ha puntato ad una crescita economica pulita e l’unico big emitter a riuscire a disaccoppiare Pil ed emissioni: tra il 1990 e il 2024, infatti, la Co2 si è ridotta del 37% mentre il Pil è cresciuto del 72%.
Le difficoltà che l’Ue sta incontrando nel mantenere la sua leadership green non stanno ancora avendo degli impatti davvero preoccupanti nel percorso di transizione: il 2025 è stato un anno record per il solare (che per la prima volta, nel mese di giugno, ha soddisfatto per un mese intero tutto il fabbisogno di elettricità dell’Ue), gli investimenti nelle energie pulite restano elevati e persino il mercato dell’auto elettrica, dopo la stagnazione del 2024, è tornato a crescere. Tuttavia, così come per gli Stati Uniti, solo il tempo potrà dirci se e quanto il vento meno favorevole possa effettivamente rallentare il treno già in corsa della transizione. Quel che è certo, è che non fosse anche soli per tutta la strada già percorsa, l’unica opzione veramente, economicamente, sensata dovrebbe essere quella di riprendere velocità e affiancarsi al ritmo cinese.
AFRICA, UN NUOVO GIOCATORE SULLA SCACCHIERA DELLA TRANSIZIONE
Potremmo chiudere qui il nostro tour dei big della transizione, ma mancherebbe all’appello un nuovo giocatore che potrebbe rivoluzionare la scacchiera della transizione energetica così come l’abbiamo conosciuta fino ad oggi: l’Africa. Il treno della transizione energetica del continente africano è sostanzialmente appena partito: non sappiamo ancora se sarà un treno ad alta velocità o un regionale veloce, ma il potenziale è elevatissimo. Il 60% delle risorse solari si trovano in Africa, così come moltissime riserve di materie critiche essenziali per la transizione, che oggi sono principalmente sfruttate dalla Cina e da altri player esteri ma su cui il continente africano vuole riprendere il controllo, in termini economici e di autonomia strategica.
Le importazioni di pannelli solari stanno crescendo enormemente e la Iea ha rivisto al rialzo, per alcuni paesi africani, del 25% lo scenario 2025-2030 di crescita delle rinnovabili, arrivando quasi a compensare il calo degli Usa.
Cina, Europa, Stati Uniti, Africa. Quattro percorsi e quattro velocità diverse, un’unica domanda: riuscirà la transizione energetica a procedere spedita, anche in questo periodo di incertezza e anche, talvolta, senza il favore del vento?