30 Novembre 2018

A Clean Planet for All: la nuova strategia per una economia europea carbon neutral

A poche settimane dalla COP24 di Katowice, la Commissione Europea ha presentato la nuova Strategia climatica di lungo periodo dell’Unione, che aggiorna la precedente Roadmap 2050 in accordo con gli obiettivi di Parigi e alla luce del recente Report Speciale dell’IPCC sul 1.5°.

La nuova Strategia, denominata A Clean Planet for All, pur riprendendo l’obiettivo della Roadmap, che prevedeva la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra dell’80-95% al 2050, di fatto prefigura per l’Unione europea un nuovo scenario di decarbonizzazione totale a quella data, richiamando più volte l’obiettivo della neutralità carbonica (anzi, in realtà emissioni nette nulle di tutti i gas a effetto serra) sulla base delle evidenze contenute nel nuovo Special Report IPCC.

Scopo del documento è inoltre quello di fornire una visione strategica nel quale sono delineati gli strumenti e le modalità con cui questa transizione climatica ed energetica verso un’economia a zero emissioni potrà essere raggiunta in modo efficiente e socialmente equo per tutti i cittadini europei. Secondo le stime della Commissione, saranno necessari investimenti nel solo settore energetico fino a 290 miliardi di euro all’anno in più rispetto a quelli già previsti dalle politiche vigenti, le quali risultano già fuori traiettoria rispetto agli obiettivi di Parigi, arrivando a ridurre nel 2050 le emissioni di gas a effetto serra solo del 60%. Se l’obiettivo dell’Unione Europea è quello di tornare “il leader mondiale nella transizione verso un’economia a zero emissioni”, target più stringenti ed una profonda trasformazione economica e sociale dovranno essere messi in atto in Europa nei prossimi decenni. Se da un lato sono richiesti investimenti importanti, dall’altro lato i benefici che l’Unione potrà trarre da questa transizione sono molteplici: in primis, grazie al già consolidato disaccoppiamento fra emissioni e crescita economica, un aumento del PIL fino al 2% (che sarebbe anche maggiore se si conteggiassero anche i benefici dai danni climatici evitati, fra cui un risparmio fino a 200 miliardi di euro l’anno di spese sanitarie); in secondo luogo, un importante vantaggio competitivo in diversi settori, a partire da quello energetico, grazie al forte know-how europeo nelle tecnologie a basse emissioni, con impatti positivi sia in termini di sviluppo industriale che di green jobs; infine, la minore dipendenza energetica e il rafforzamento del ruolo di leadership dell’Unione Europea a livello geopolitico e diplomatico.

Oltre al ruolo primario dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili (soprattutto elettriche) per la decarbonizzazione e il rafforzamento del sistema energetico, la Commissione elabora un focus specifico sulla mobilità, che dovrà essere non solo più elettrica (soprattutto in città e su rotaia), ma anche più digitalizzata e soprattutto oggetto flessibile e condivisa, prefigurando un cambiamento profondo non solo dell’offerta di beni e servizi ma anche di scelte comportamentali. Un altro approfondimento importante riguarda il potenziale delle biomasse sia per la bioeconomia che nel settore energetico; in quest’ultimo, per centrare gli obiettivi di decarbonizzazione, il consumo di bioenergie potrebbe dover aumentare fino all’80% rispetto ai livelli attuali, grazie all’impiego diretto nel riscaldamento e per la produzione di biocarburanti. Tuttavia, la Commissione non nasconde preoccupazioni in merito all’effettiva sostenibilità di un ampio ricorso alla biomassa, richiamando la necessità, da un lato, di soddisfare questa crescente domanda con produzione domestica per ridurne l’importazione e, dall’altro, di garantire il mantenimento – o meglio ancora il potenziamento – dei carbon sink attraverso un attento equilibrio fra politiche agricole, forestali e di gestione del territorio. Naturalmente sono tanti altri i temi trattati nel documento, come il ruolo della ricerca e dell’innovazione come driver fondamentale per soluzioni a basse emissioni sempre più accessibili, quello delle realtà locali e dei cittadini nell’indirizzare la transizione attraverso scelte più sostenibili e per le politiche di adattamento, e, ovviamente, quello della fiscalità ecologica per finanziare la transizione low carbon.

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