8 Settembre 2022
Abbiamo chiesto ai partiti: “Farete una legge per il clima?”
In vista delle elezioni politiche del prossimo 25 settembre, insieme a Green&Blue e ad altre importanti organizzazioni nazionali abbiamo chiesto ai partiti come intendono affrontare la crisi climatica. Questa iniziativa è parte di “Un voto per il clima“, la petizione lanciata dalla comunità scientifica italiana per chiedere che la crisi climatica sia posta in cima all’agenda politica della nuova legislatura.
Avere un quadro normativo certo, con obiettivi chiari e ambiziosi di riduzione delle emissioni di gas serra e di transizione energetica (almeno -55% di emissioni rispetto al 1990, 84% di rinnovabili nella produzione elettrica, obiettivi settoriali, etc.), è il modo migliore per affrontare in modo strutturale l’attuale crisi energetica realizzando un piano industriale green per il rilancio economico del Paese e per aggiornare il Piano nazionale energia e clima (PNIEC) ai nuovi obiettivi.
La nostra domanda:
“Siete favorevoli ad approvare entro l’anno una legge per il clima, come negli altri grandi Paesi europei, per il raggiungimento dei nuovi target europei sulle emissioni (-55% al 2030 e zero emissioni nette al 2050) e di un piano di misure per l’adattamento climatico, con il coinvolgimento più attivo di Regioni e Comuni?”
La risposta di Azione-Italia sul serio (LINK)
“La legge per il clima deve essere accompagnata da un piano di implementazione (con priorità e risorse certe) di tutte le tecnologie che lo stesso Ipcc (il panel Onu sui cambiamenti climatici) indica tra quelle idonee a raggiungere la neutralità carbonica nel lungo periodo, incluso il nucleare. Infatti, centrare l’obiettivo di azzeramento delle emissioni al 2050 quando il fabbisogno elettrico sarà almeno il doppio dell’attuale, senza un mix equilibrato tra tutte le migliori tecnologie low carbon, sarebbe proibitivo.”
La risposta di Europa Verde (LINK)
“Approvare una legge sul clima è fondamentale per rendere legalmente vincolanti e aggiornati gli obiettivi climatici, che dovranno coordinarsi con i principali settori economici: industria, trasporti, agricoltura ed edilizia, ed è necessario coinvolgere le Regioni e i Comuni per attivare nuovi strumenti economici e fiscali per sostenere la transizione climatica. Il piano di adattamento climatico, irresponsabilmente fermo al MITE, va sbloccato.”
La risposta di Fratelli d’Italia (LINK)
“Coinvolgere gli enti locali non è solo un’opzione, direi che è una necessità. Ci sono specificità e differenze tali in una nazione come l’Italia che valorizzare il loro contributo è il minimo che si possa fare. Mentre crediamo vada affrontata con maggiore lucidità la questione dei target europei sulle emissioni di CO2. Già oggi il contributo dei 27 Stati membri alle emissioni globali è ben inferiore al 10%. Coltivare con un certo fanatismo l’obiettivo di azzerarlo in tempi troppo rapidi, disinteressandosi degli aspetti geopolitici o dell’evoluzione delle tecnologie, può avere conseguenze catastrofiche sul piano sociale ed economico. Persino sul piano ambientale rischia di diventare un boomerang. Basti pensare alle crescenti emissioni prodotte dalla Cina e alla spregiudicatezza con cui si approvvigiona in Africa delle materie prime necessarie alla transizione energetica.”
La risposta del Movimento 5 Stelle (LINK)
“Il primo atto normativo del governo Conte II è stato una legge per il clima che traghettava il Paese verso la mobilità sostenibile, la riforestazione, l’economia circolare, la spinta alle rinnovabili. E il Superbonus segue questa direzione. Adesso dobbiamo certamente accelerare e una legge ad hoc che metta tutto a sistema è necessaria anche per regolare il rapporto tra Stato, Regioni e Comuni in tema di scelte energetiche.”
La risposta del Partito Democratico – Democratici e progressisti (LINK)
“Nel nostro programma, la Legge quadro sul clima è prioritaria, perché abbiamo bisogno di una visione trasversale che permei tutte le politiche pubbliche sulla crisi climatica. Dobbiamo cambiare il nostro modello di sviluppo ma anche prevenire e reagire ai danni prodotti dai cambiamenti climatici sul nostro territorio. Ciò significa dotarsi anche di un Piano nazionale di prevenzione e adattamento ai cambiamenti climatici, mettendo al centro le comunità locali, le Regioni e le città.”