L’industria è il primo settore per emissioni in Italia, ma è anche quello che negli ultimi decenni le ha ridotte di più. Come sta andando la transizione energetica dell’industria italiana? Come si posiziona nel confronto europeo? Quali obiettivi al 2030 e 2050 dovrà raggiungere questo settore? Quali sono le principali sfide tecnologiche?
Emissioni di gas serra dell’industria
32%: è il peso dell’industria sul totale delle emissioni di gas serra prodotte dall’Italia nel 2024, pari a 122 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, in leggero calo rispetto all’anno precedente.
-46%: il taglio delle emissioni di gas serra tra il 1990 e il 2024, il più alto tra tutti i settori, trainato in gran parte dall’efficientamento dei processi produttivi e dalla decarbonizzazione della generazione elettrica a livello nazionale. Nel 2030 per rispettare la traiettoria di decarbonizzazione il taglio dovrebbe essere intorno al -60% e arrivare ad azzerarsi nel 2050.
36%: il peso delle emissioni di gas serra del settore di origine non energetica. Si tratta di un valore secondo solo a quello dell’agricoltura, relativo ad emissioni che non derivano dalla combustione di fossili ma da alcuni processi industriali (come la fabbricazione del cemento, sistemi di refrigerazione o le discariche).
-55%: la riduzione delle emissioni di gas serra registrata tra il 2025 e il 2024 per i soli impianti soggetti all’ETS (ossia che secondo la normativa europea pagano per le proprie emissioni). Si tratta di un dato in linea con gli obiettivi 2030 per il nostro Paese e decisamente migliore di quanto registrato per la Germania e per la media UE27 (-43%).
30 milioni di tonnellate: sono le emissioni residue di gas serra previste nel 2050, soprattutto di origine non energetica, che non sarà stato possibile abbattere per questioni tecniche ed economiche e che dovranno essere compensate con assorbimenti naturali e tecnologici.
I consumi di energia e le rinnovabili dell’industria
21%: il peso dell’industria sui consumi nazionali di energia nel 2024, pari a un fabbisogno di circa 22 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio. Si tratta di un taglio del 34% rispetto ai consumi del 1990 e che dovrebbe arrivare a circa il 38% nel 2030.
40%: è la quota dei consumi finali del settore soddisfatta da energia elettrica. L’industria è oggi il settore più elettrificato in Italia (e questo ha dato un contributo importante alla riduzione delle emissioni degli ultimi decenni) e il tasso di elettrificazione dovrà crescere ancora fino al 50% nel 2030 e attorno al 60% al 2050.
63,5 tonnellate equivalenti di petrolio: è il fabbisogno energetico per produrre 1.000 euro di valore aggiunto calcolato nel 2023. Si tratta di un valore molto inferiore a Francia (79), Spagna e media UE27 (73), e anche alla Germania (65) e che fa dell’industria italiana una fra le più efficienti in Europa.
21%: è la quota dei consumi di energia 2024 del settore coperta da fonti rinnovabili. Per mantenere il settore in linea con i propri target di decarbonizzazione questo valore entro il 2030 dovrebbe circa raddoppiare per arrivare a quasi il 90% nella metà del secolo.


