29 Novembre 2023

Cina: il gigante delle emissioni è davvero a un bivio?

La Cina è da ormai vent’anni il primo Paese al mondo per le emissioni di gas serra: da sola rappresenta il 30% delle emissioni globali e un cittadino cinese ha delle emissioni pro-capite ben superiori a quelle di un europeo, con 11 tonnellate all’anno di gas serra per abitante.
Il rapido sviluppo dell’economia cinese a partire dagli anni ’90 in poi ha traghettato la Cina verso una espansione economica senza precedenti ed è chiaro che questo Paese, il secondo al mondo sia per estensione che per popolazione, svolge oramai un ruolo determinante all’interno degli equilibri climatici, sia in termini ambientali che politici. Per questo l’attenzione internazionale è puntata sugli impegni ambientali del Governo cinese.  

Sul fronte degli obiettivi climatici, la Cina è ancora indietro rispetto alle altre economie avanzate: si è impegnata a raggiungere la neutralità climatica entro il 2060 e il picco delle sue emissioni entro il 2030. Secondo le previsioni di Climate Action Tracker, le emissioni della Cina, seguendo le politiche attuali, potrebbero raggiungere il picco già entro il 2025, ma non sono previste riduzioni significative entro il 2030. In questo senso le ambizioni climatiche del Governo di Pechino non si possono ancora dire compliant con gli impegni sottoscritti con l’Accordo di Parigi. 

Un tema certamente sul tavolo quando si parla di Cina e clima è senza ombra di dubbio quello del carbone. Mentre l’Europa si appresta ad abbandonare l’utilizzo del carbone, la fonte fossile più inquinante tra tutte e quella che più ha contribuito all’aumento delle emissioni globali di gas serra negli ultimi due decenni, la Cina ancora oggi fa del carbone uno strumento chiave per garantire la sicurezza energetica del Paese grazie alle notevoli risorse interne, e nel 2022 la produzione e l’estrazione del carbone hanno raggiunto livelli record, in aumento del 10,5% rispetto al 2021L’ultimo Piano quinquennale cinese si pone il problema e presenta anche già alcune soluzioni, ma gli esperti reputano questi sforzi ancora largamente insufficienti. Con i piani di sviluppo attuali difficilmente la Cina riuscirebbe a rispettare i suoi impegni per contenere l’aumento della temperatura entro +1,5°C.  

Ma c’è anche un’altra faccia della medaglia, diciamo il lato buono della Cina nella partita climatica. Infatti questo Paese si presenta alla COP28 non solo come il più importante emettitore, ma anche di gran lunga come il più grande investitore nella transizione energetica. Gli investimenti della Cina nella transizione energetica nell’energia non fossile, nello stoccaggio, nei trasporti elettrificati e nell’economia circolare rappresentano un primato globale e nel 2022 superano quelli dei successivi dieci paesi leader messi insieme. Da diversi anni il mercato mondiale delle rinnovabili è trainato dalle installazioni cinesi, che nel 2022 hanno raggiunto 125 GW (cinque volte le installazioni degli USA) e lo stesso accade al mercato delle auto elettriche (con 6 milioni di auto elettriche vendute nel 2022, più della metà del mercato globale).  

Secondo il 14° Piano Quinquennale cinese, il Paese dovrebbe raggiungere una quota del 20% di consumi rinnovabili entro il 2025 e la metà di tutta la domanda incrementale di energia dal 2020 dovrebbe provenire da fonti rinnovabili. Inoltre, il Paese ha come obiettivo quello di costruire 1.200 GW di energia eolica e solare entro il 2030.  

In conclusione le sorti delle emissioni globali dipendono fortemente dalle scelte energetiche e industriali che la Cina compirà da qui ai prossimi anni e se saprà davvero accelerare ancora sulla via delle rinnovabili e delle tecnologie green mettendo un freno alla crescita del carbone, potrebbe davvero rappresentare un elemento di svolta per invertire il trend delle emissioni globali.  

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