17 Maggio 2024

Crisi climatica: nel 2023 nuovo record di eventi estremi e siccità

Ancora nel 2023 il numero di eventi estremi e i livelli di stress idrico confermano quanto l’Italia, trovandosi nell’hotspot climatico del Mediterraneo, sia fra i Paesi europei più colpiti dagli impatti della crisi climatica. 

Da un punto di vista di temperature, il 2023 è stato un anno molto caldo anche sembrerebbe non aver superato il record del 2022: secondo le stime preliminari di Ispra, infatti, il 2023 è stato il secondo anno più caldo mai registrato in Italia, con un’anomalia media pari a +1,07 °C rispetto alla media 1991-2020, di poco inferiore all’incredibile record del 2022 (+1,23 °C).  

Come abbiamo raccontato nel nostro ultimo report “I 10 key trend sul clima”, il numero di eventi meteoclimatici estremi registrati nel nostro Paese ha raggiunto un nuovo record, con quasi 3.400 episodi: ad essersi acuiti nel 2023 sono stati soprattutto i quasi 1.500 eventi a carattere di grandinate (fra cui non possiamo non ricordare quelle che hanno colpito il nord Italia nel mese di luglio), aumentate di quasi il 50% rispetto al 2022. Ma anche piogge intense, tornado e raffiche di vento hanno contribuito all’acuirsi degli eventi estremi, che nel complesso sono più che triplicati negli ultimi 5 anni. 

L’aumento di eventi estremi che vedono protagonista l’acqua, confermato anche nel 2023, ci ricorda anche quanto il legame tra risorsa idrica e crisi climatica stia diventando sempre più evidente e rilevante, soprattutto in Italia, sancendo una nuova anormalità climatica permanente in cui il ciclo idrico è già cambiato e diventano sempre più frequenti i periodi in cui di acqua ce n’è troppa (come nel caso delle grandinate e delle piogge intense) o troppo poca (come nel caso della siccità e dello stress idrico). E nel 2023 anche la mancanza di acqua, purtroppo, si è fatta molto sentire: secondo le stime di Cima Foundation, le scorte primaverili di acqua hanno registrato un deficit medio del 60% rispetto alla media del decennio precedente, con un bilancio particolarmente negativo per tutti i bacini del nord Italia (Adige, Piave, Po e Tagliamento); più lieve il calo nel centro Italia (Tevere e Aterno-Pescara).  

Si tratta in particolare delle cd. scorte di acqua nevosa, che sono essenziali per garantire una adeguata disponibilità di acqua per il periodo primaverile ed estivo. La misurazione del picco primaverile mostra nel tempo un andamento altalenante e particolarmente negativo negli ultimi anni: nel 2023 le scorte si sono attestate a circa 4 miliardi di metri cubi di acqua equivalente, il valore più basso dal 2011, anno di inizio delle misurazioni. 

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