27 Ottobre 2022

IEA: la crisi energetica accelera la transizione, picco di CO2 nel 2025

La crisi energetica globale innescata dall’invasione russa dell’Ucraina sta causando cambiamenti profondi e duraturi che possono accelerare la transizione verso un sistema energetico più sostenibile e sicuro. L’Agenzia Internazionale dell’ Energia (IEA)  ha pubblicato oggi l’edizione 2022 del World Energy Outlook da oltre vent’anni la più importante pubblicazione annuale sul tema, che quest’anno offre un quadro dello scenario energetico “di guerra” e disegna i trend futuri. Per la prima volta anche nello scenario più prudente, lo Stated Policies Scenario (STEPS) basato in larga parte sulle politiche approvate o in corso, l’Agenzia prevede che nei prossimi anni si possa raggiungere il picco dei consumi dei combustibili fossili e che nel 2025 anche le emissioni di CO2 inizieranno – finalmente – a diminuire.

L’uso del carbone inizierà a diminuire già nei prossimi anni, la domanda di gas naturale raggiungerà un livello stabile entro la fine del decennio in corso e l’aumento delle vendite di veicoli elettrici (EV) farà invertire la curva della domanda di petrolio a metà degli anni ’30. Ciò significa che la domanda totale di combustibili fossili diminuirà costantemente dalla metà degli anni 2020 al 2050 di una media annuale più o meno equivalente alla produzione nel corso della vita di un grande giacimento petrolifero. I tassi di crescita odierni per l’implementazione di solare fotovoltaico, eolico, veicoli elettrici e batterie, se mantenuti, porteranno a una trasformazione molto più rapida di quanto previsto, in questo scenario, sebbene ciò richiederebbe politiche di supporto non solo nei primi mercati leader per queste tecnologie. Così la quota di combustibili fossili nel mix energetico globale passerà da circa l’80% a poco più del 60% entro il 2050.

La guerra Russia-Ucraina, spiega il Rapporto, ha portato un cambiamento così veloce che non si poteva immaginare. Le esportazioni russe di combustibili fossili non torneranno ai livelli visti nel 2021, con il riorientamento della Russia verso i mercati asiatici, particolarmente impegnativo nel caso del gas naturale. La quota russa di energia scambiata a livello internazionale, che si avvicinava al 20% nel 2021, scenderà al 13% nel 2030, mentre aumenteranno le quote sia degli Stati Uniti che del Medio Oriente. Per i consumatori di gas, il prossimo inverno nell’emisfero settentrionale promette di essere duro e metterà alla prova  la solidarietà dell’ Ue, e l’inverno 2023-24 potrebbe essere ancora più duro. Ma a lungo termine, uno degli effetti delle recenti azioni della Russia è che l’era della rapida crescita della domanda di gas volge al termine: nello STEP, la domanda mondiale di gas crescerà meno del 5% tra il 2021 e il 2030 per poi rimanere stabile fino al 2050.

A causa di queste nuove condizioni, le emissioni globali di CO2 inizieranno a diminuire lentamente da un punto massimo di 37 miliardi di tonnellate all’anno a 32 miliardi di tonnellate entro il 2050. E questa è la cattiva notizia. Ciò sarebbe associato a un aumento di circa 2,5 °C delle temperature medie globali entro il 2100, tutt’altro che sufficiente per evitare gravi impatti dei cambiamenti climatici. Vuol dire un grado in più rispetto agli impegni odierni e una stabilizzazione dell’aumento delle temperature globali intorno a 1,5 °C. Nello scenario Net Zero, che consentirebbe di rispettare questo limite, le emissioni di CO2 dovrebbero scendere a 23 miliardi di tonnellate già al 2030 e arrivare a zero a metà del secolo. Per fare questo gli investimenti in infrastrutture e impianti per le energie pulite rispetto a oggi dovranno almeno triplicare entro il 2030 arrivando a 4 mila miliardi di $ all’anno.

La crisi energetica ha, quindi, fatto fare importanti passi in avanti verso gli obiettivi climatici ed ha in realtà portato a una accelerazione sulla strada verso la transizione. Ma questo sul medio e lungo termine non sarà ancora sufficiente a mettere il mondo in sicurezza dalla crisi climatica e serviranno per questo maggiori investimenti e  nuove e più ambizione politiche in favore della neutralità climatica.

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