9 Dicembre 2019

Il sistema energetico mondiale è ancora fuori rotta nella lotta alla crisi climatica

Come ogni anno da oltre un decennio, con il World Energy Outlook 2019 la International Energy Agency (IEA) fa il punto sullo stato e soprattutto sulle prospettive del sistema energetico mondiale. Il rapporto, presentato a ridosso della COP25, si apre evidenziando le profonde contraddizioni che caratterizzano oggi il mondo dell’energia,con particolare riferimento alla questione climatica e al fatto che se da un lato la comunità scientifica ci avverte che dovremmo ridurre drasticamente le emissioni di gas serra, dall’altro gli impegni di riduzione assunti dai governi nell’ambito dell’Accordo di Parigi sono ancora ampiamente insufficienti e le emissioni anche nel 2018 hanno fatto segnare un nuovo record.

Il documento presenta anche quest’anno tre scenari, analizzati in funzione delle differenti ipotesi di politiche e misure attivate a livello globale con un duplice orizzonte al 2030 e al 2040; si tratta di un orizzonte di lungo periodo che a onor del vero non agevola molto la lettura dei risultati, poiché non consente un confronto diretto con il benchmark del 2050, soglia assai più utilizzata per l’individuazione di target climatici.

Principalmente come base di confronto per gli altri due scenari, poiché si tratta di una prospettiva “conservativa” e non verosimile nel lungo periodo, la IEA comincia col presentare il Current Policies Scenario (CPS) e analizza cosa accadrebbe ai trend energetici ed emissivi se si decidesse di proseguire solo con le azioni già implementate allo stato attuale. Com’è noto il risultato sarebbe drammatico: le emissioni di CO2 da processi energetici raggiungerebbero le 41,3 miliardi di tonnellate di COentro il 2040, in crescita del 24% rispetto al dato odierno (33,2 GtCO2), con un aumento incontrastato della domanda di energia globale dell’1,3% annuo.

Il rapporto analizza poi lo Stated Policies Scenario (STEPS), che sostituisce il precedente New Policies Scenario come previsione “intermedia”, ad oggi la più realistica, in cui si valutano gli effetti delle politiche programmate a partire dagli impegni assunti dai singoli Paesi all’interno dell’Accordo di Parigi (gli NDC). Si tratta dello scenario chiave per capire quali sono le attuali prospettive degli sforzi messi in campo per contrastare il cambiamento climatico, e anche quest’anno la IEA certifica che questi sforzi sono ampiamente insufficienti: in termini di emissioni, si prevede che nel 2040 le emissioni di CO2 da processi energetici continueranno a crescere e raggiungeranno le 35,6 miliardi di tonnellate di CO2, ponendo il mondo su una traiettoria ancora molto distante dagli obiettivi di Parigi, e mettendo in luce l’incapacità delle attuali misure nel limitare il riscaldamento globale al di sotto di 1,5°-2° entro la fine del secolo. Questo anche a causa del fatto che la domanda di energia continuerà ad aumentare dell’1% annuo fino al 2040, per cui l’incremento delle fonti rinnovabili stimato (soprattutto eolico e solare) verrebbe di fatto assorbito dall’aumento dalla nuova domanda di energia. Dunque la quota di rinnovabili continuerebbe ad essere marginale (21% della domanda), anche se in crescita rispetto all’attuale 14%.

Infine il World Energy Outlook propone l’analisi di uno scenario, considerato “avanzato” e in linea con l’Accordo di Parigi dalla IEA (nonostante qualche critica mossa al riguardo), ovvero il Sustainable Development Scenario (SDS), che si basa sull’ipotesi di limitare il riscaldamento globale entro 1,65°C a fine secolo con una probabilità fino al 50%. Lo scenario prefigura un sostanziale dimezzamento delle emissioni di CO2 da processi energetici fino a circa 16 miliardi di tonnellate nel 2040, sia grazie a lievi miglioramenti di efficienza energetica e in particolare alla riduzione della domanda di carbone e petrolio (rispettivamente ridotta del 61% e 32% rispetto ai valori attuali), sia grazie alla crescita importante delle fonti rinnovabili, la cui quota sulla domanda energetica arriverebbe ad attestarsi intorno al 34% (oltre il doppio della quota attuale), facendo calare la quota complessiva di fonti fossili fino al 58% nel 2040.

Per rafforzare le prospettive di questo scenario avanzato, la IEA raccomanda un maggiore sforzo verso l’efficienza energetica, che come si è visto rappresenta un elementro chiave della transizione energetica, segnalando la necessità di quadruplicare entro il 2040 gli investimenti nel settore, allo scopo di limitare il più possibile l’incremento della domanda energetica in un mondo che si prospetta in forte crescita economica e demografica. Secondo l’agenzia, infatti, fra i principali fattori di accelerazione della transizione energetica verso l’economia low carbon nei prossimi anni ci sarebbero da un lato alcuni vettori chiave a crescita rapida, quali il fotovoltaico e la mobilità elettrica, e dall’altro alcuni vettori a crescita più lenta, ovvero la riduzione della domanda di carbone e l’efficienza energetica. Sarà fondamentale il contributo di entrambe le categorie per centrare gli obiettivi climatici stabiliti dall’Accordo di Parigi e scongiurare le peggiori ipotesi di un riscaldamento globale che appare ormai sempre più rapido e irreversibile.

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