28 Aprile 2020

Uno scenario per le rinnovabili nella ripresa post-Covid 19

Editoriale a cura di Edo Ronchi

dal blog HuffingtonPost

Sui pacchetti di misure per uscire dalla crisi profonda generata dalla pandemia da coronavirus è intervenuta anche l’International Renewable Energy Agency, con un ampio e documentato rapporto, appena pubblicato (IRENA 2020, Global Renewables Outlook: Energy transformation 2050).

Citando il Green Deal europeo, IRENA propone di inserire fra le misure di rilancio economico consistenti investimenti per lo sviluppo delle energie rinnovabili. Il cambiamento climatico, osserva fra le premesse, è un grave problema che richiederà comunque misure impegnative.

Le emissioni mondiali di CO2, connesse con i consumi di energia fossile, da 34 GT (miliardi di tonnellate) del 2019, con le misure in atto, pur tenendo conto della temporanea riduzione causata dalla pandemia, riprenderanno a salire almeno a 35 GT nel 2030.

Per evitare esiti catastrofici del cambiamento climatico e contenere l’aumento medio delle temperature sotto i 2°C, dovremmo adottare misure aggiuntive per ridurre le emissioni mondiali di CO2al 2030 almeno a 25 Gt. I consumi di energia fossile, dopo la pandemia, con le misure vigenti, al 2030, rispetto al 2016, dovrebbero diminuire del 28% per il carbone, restare gli stessi per il petrolio e aumentare di ben il 41% per il gas.

Nella traiettoria climaticamente sostenibile, al 2030 il carbone dovrebbe invece calare molto di più, dell’87%, il gas restare quasi fermo, con un piccolo aumento del 3%, e il petrolio calare molto di più del 31%. Per poter seguire questa traiettoria climaticamente sostenibile, IRENA propone di migliorare l’efficienza energetica, dal tendenziale attuale del 2,4% annuo al 2030, al 3,6% annuo. E di aumentare notevolmente la produzione di energia da fonti rinnovabili: dal 10,% dei consumi mondiali del 2018 e da quelli previsti, con le misure vigenti, del 17% al 2030, per arrivare invece almeno al 28% dei consumi mondiali.

Strategico sarebbe anche aumentare l’elettricità prodotta con fonti rinnovabili dal 26% dell’elettricità consumata nel 2018 nel mondo e dal 38% previsto con le misure in vigore al 2030, almeno al 57% al 2030, aumentando anche la quota dei consumi elettrici sui consumi totali di energia dal 24% previsto, al 29% al 2030.

Questo consistente aumento richiede anche maggiori investimenti per l’accumulo e la gestione delle fonti rinnovabili elettriche discontinue. L’Agenzia sostiene anche l’aumento dei veicoli elettrici: dai 7,9 milioni del 2019 e dai 269 milioni previsti al 2030, a 379 milioni e l’aumento delle pompe di calore: dai 38 milioni attuali e dai 63 milioni previsti al 2030, a 155 milioni.

Propone inoltre di aumentare sia la bioenergia (dal 9,5% del 2018 e dal 9% previsto al 2030, di farla salite al 12%) sia i biocarburanti (dai 285 miliardi di litri previsti al 2030 a 378 miliardi).

Propone infine di aumentare l’idrogeno generato con fonti rinnovabili: dalle 9 milioni di tonnellate previsti al 2030 a ben 25 milioni di tonnellate, con una previsione di notevole calo dei costi: dai 4/8 dollari al Kg attuali a 1,8/3,2 al 2030.

Il rapporto dedica ampio spazio all’analisi dei costi e dei benefici economici di queste misure, mostrando che, con una corretta valutazione di tutti i costi – di quelli energetici, ma anche di quelli delle esternalità della crisi climatica e dell’inquinamento atmosferico – lo scenario generato sia ben  più conveniente di quello privo tali nuove misure.

Con un altro vantaggio che in un contesto di misure per il rilancio, economico e sociale, post-pandemia, ha grande importanza: quello della maggiore occupazione. I posti di lavoro nel settore dell’energia, con le articolate misure proposte di transizione energetica basata su forte sviluppo delle rinnovabili, dovrebbero crescere da 52 milioni del 2017 ai 100 milioni al 2050.

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