22 Luglio 2022

Crisi energetica e crisi climatica: come affrontarle subito insieme

a cura di Andrea Barbabella, Coordinatore di Italy for Climate
transizione energetica crisi

Foto di Pexels da Pixabay

Il mondo, e l’Europa in particolare, sta attraversando la peggiore crisi energetica da almeno cinquant’anni a questa parte, che potrebbe tradursi presto in una altrettanto grave crisi economica e sociale. Al tempo stesso stiamo subendo gli effetti, sempre più catastrofici ed evidenti, del cambiamento climatico in corso e stiamo entrando velocemente in una nuova normalità, caratterizzata da avversi fenomeni meteorologici, e non solo, sempre più frequenti e dannosi.

Negli ultimi giorni, fatto probabilmente unico almeno nella storia recente, si sono alternate discussioni sull’ormai prossimo razionamento prima dell’energia e poi dell’acqua. Sappiamo che alla base di entrambe queste crisi c’è il fatto di aver puntato su un modello economico ed energetico fondato prevalentemente sul consumo di combustibili fossili e, per la maggior parte dei Paesi al mondo e certamente il nostro, sulla progressiva perdita di indipendenza in un settore strategico per la sicurezza nazionale come quello energetico.

Il legame profondo ed evidente tra la crisi energetica e quella climatica, invece di indurci a rallentare sulle politiche ambientali per concentrarci unicamente su soluzioni contingenti per affrontare caro bollette e shortage energetico come vorrebbero alcuni, dovrebbe al contrario unire gli sforzi per individuare e mettere in pratica soluzioni doppiamente vincenti, o win-win per gli amanti degli inglesismi, in grado di fronteggiare entrambe le crisi. Italy for Climate ne ha recentemente proposte tre di soluzioni win-win, prendendo spunto dal recente piano della Commissione Europea REPowerEU elaborato proprio per affrontare la crisi energetica in corso puntando proprio sulla transizione.

La prima proposta è quella di fare della elettrificazione dei consumi un driver della decarbonizzazione. Oggi solo il 23% dei consumi finali di energia viene soddisfatto dal vettore elettrico, ma questo valore dovrà salire al 32% nel 2030 e superare il 50% entro la metà del secolo. Ma per rendere questo processo vincente dal punto di vista ambientale, dovremo contemporaneamente accelerare sulle fonti rinnovabili e ridurre le emissioni della generazione elettrica. Puntando a produrre nel 2030 l’84% di elettricità da fonti rinnovabili (oltre il doppio del valore attuale, come proposto recentemente dall’associazione di categoria Elettricità Futura in pieno accordo con il Ministro della Transizione Ecologica), le emissioni generate da ogni kWh che consumiamo passerebbero dai 260 gCO2 attuali a circa 50 gCO2 in meno di dieci anni. In altri termini, grazie all’accoppiata elettrificazione dei consumi e sviluppo di fonti rinnovabili, in pochissimi anni potremmo tagliare in tutti i settori dell’economia circa l’80% delle emissioni di gas serra connesse ai consumi elettrici.

La cattiva notizia è che in Italia negli ultimi anni le fonti rinnovabili sono ferme al palo, essenzialmente a causa di lacci e lacciuoli burocratici. Per sbloccarle Italy for Climate ha elaborato una proposta basata su tre livelli di intervento: costruire un quadro normativo e amministrativo abilitante, tra l’altro classificando le rinnovabili come materia di interesse pubblico rilevante e individuando le aree di riferimento (le c.d. go-to areas) a vocazione rinnovabile; lanciare l’iniziativa “Tetti solari”, promuovendo la solarizzazione di tutte le coperture, peraltro ampiamente disponibili, tra l’altro introducendo uno sportello unico con tempi di autorizzazione inferiori ai tre mesi e l’obbligo progressivo di solarizzazione di edifici pubblici e privati; attivare comunità e territori, ancora troppo poco coinvolti in una transizione che non potrà essere realizzata senza il loro ruolo attivo, tra l’altro individuando specifici target effettivamente vincolanti per le singole Regioni e obbligando Comuni oltre certe dimensioni a misurare, rendicontare, valutare i potenziali locali e fissare specifici target per le fonti rinnovabili.

La seconda proposta è quella di superare il Superbonus per sviluppare uno strumento in grado di promuovere ogni anno l’elettrificazione di centinaia di migliaia di abitazioni, trasformandole in che abbiamo chiamato abitazioni ready for zero emissions. Quello degli edifici, sia pubblici che privati, è il primo settore in Italia per consumo di energia e, in particolare, di gas. Il Superbonus, dopo quasi due anni e a fronte di circa 30 miliardi di investimenti (consuntivo di maggio 2022), ha finanziato interventi su circa 500 mila abitazioni portando una riduzione stimata (in eccesso probabilmente) dei consumi energetici pari all’1% di quelli del settore. Per arrivare a riqualificare quasi completamente entro metà del secolo le 24 milioni di abitazioni oggi occupate in Italia, obiettivo minimo se vogliamo puntare alla neutralità climatica, dovremmo intervenire ogni anno su quasi 1 milione di abitazioni (quindi quasi quattro volte più rapidamente del Superbonus) e tagliare da qui al 2030 i consumi energetici dell’intero settore dell’edilizia del 25% (più che dimezzando contemporaneamente le emissioni di gas serra). Per fare questo è necessario promuovere un nuovo strumento di incentivazione, sempre basato sule meccanismo delle detrazioni ma con aliquote più basse rispetto al 110% e possibilmente anche differenziate in funzione del tipo di intervento e del reddito familiare di chi accede all’incentivo.

Tale strumento dovrebbe essere dedicato prioritariamente a finanziare interventi di elettrificazione totale (sostituzione caldaia tradizionale o altro con pompe di calore e piastre a induzione, con distacco dalla rete del gas) integrati con pannelli fotovoltaici e accumuli. Questo tipo di interventi ha tempi di rientro e di realizzazione relativamente ridotti (specie se confrontati ad esempi o a interventi strutturali a pieno edificio). Inoltre, anche senza arrivare al 100% di autoproduzione con il fotovoltaico+accumulo oggettivamente molto difficile da raggiungere in condizioni normali (tipo condominio), restituisce abitazioni che sono già oggi “pronte per le zero emissioni”, nel senso che le azzereranno automaticamente, senza bisogno di nuovi interventi, quando verrà portato a termine il processo di decarbonizzazione del settore della generazione elettrica (molto prima del 2050).

La terza e ultima proposta è quella di lanciare anche in Italia la campagna promossa da Commissione europea e Agenzia internazionale dell’energia “Playing my part” sul consumo responsabile. Le scelte comportamentali di ognuno di noi influenzano direttamente i livelli di consumo e le emissioni anche a livello nazionale. I potenziali sono in realtà più elevati di quanto si potrebbe immaginare e, soprattutto, hanno effetto praticamente immediato, caratteristica molto importante vista la situazione attuale. In particolare sono 9 le azioni che la campagna dovrebbe promuovere e prevedono per lo più gesti molto semplici da poter svolgere quotidianamente, come quello di abbassare riscaldamento e condizionatori o impostare meglio le temperature delle caldaie, oppure quando possibile lavorare da casa e ridurre l’utilizzo dell’auto privata in città spostandosi a piedi,  bici e con il trasporto pubblico e condiviso, o ancora quello di preferire quando possibile spostamenti in treno al posto dell’aereo, e così via. Sembrano gesti banali ma secondo l’Agenzia potrebbero portare a risparmi economici per le famiglie stimati fino a 450 euro in un anno (ma in realtà anche di più ai prezzi attuali dell’energia). Promuovere a livello nazionale una campagna come questa, ovviamente associata a strumenti anche di incentivazione appropriati, potrebbe portare in pochissimo tempo a tagliare in Italia il consumo di oltre 3 miliardi di mc di gas e 2 milioni di tonnellate di petrolio all’anno.

Implementando da subito queste tre proposte, abbiamo stimato che in un triennio, da qui al 2025, potremmo arrivare a tagliare l’equivalente di oltre 15 miliardi di metri cubi di gas all’anno (circa la metà di quanto abbiamo acquistato dalla Russia nel 2021), senza doverlo acquistare da altre parti, e 40 milioni di tonnellate di gas serra. E nel farlo avremmo contemporaneamente ridotto la nostra dipendenza energetica dall’estero e le bollette di famiglie e imprese, oltre che rafforzato e reso più sicura la nostra economia. Tutto questo in perfetto stile win-win.

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