20 Giugno 2022
Città italiane e neutralità climatica, ancora molte le sfide da affrontare
A che punto sono le città italiane nel percorso verso la neutralità climatica? E’ la domanda a cui risponde l’indagine condotta dal Green city network della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, i cui risultati sono stati presentati nel corso della Conferenza nazionale delle Green city all’interno del primo Festival per la Giornata Mondiale dell’Ambiente di Green&Blue, lo scorso 6 giugno.
L’indagine è stata condotta su un campione selezionato di città, 14 capoluoghi di regione di cui ben 10 città metropolitane (Bologna, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Reggio Calabria, Roma, Torino, Trieste, Venezia) e 35 capoluoghi di provincia, per una popolazione complessiva di 14 milioni di cittadini.
Dall’indagine emerge che, nonostante l’impegno e alcuni risultati raggiunti, sono ancora molti i passi da fare nel percorso verso la neutralità climatica: nella capacità delle città di conoscere e monitorare i propri consumi di energia e di emissioni di gas serra; nella valutazione dei risultati in termini di taglio della CO2 con i progetti messi in campo; nella consapevolezza, sia degli amministratori che dei cittadini, di quanto tutti gli aspetti di una gestione urbana, inclusa quella dei rifiuti e dei trasporti, abbiano un impatto significativo nella strada verso la neutralità climatica.
Come ha sottolineato nel corso della presentazione dei dati Edo Ronchi – presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile – «Se non si coinvolgono realmente e in modo rilevante le città non vi è alcuna possibilità di accelerare la transizione energetica verso la neutralità climatica e, in particolare, di triplicare gli impianti di rinnovabili da installare ogni anno, di realizzare il forte aumento delle rinnovabili, indispensabile per recuperare il nostro ritardo e raggiungere il target europeo al 2030».
L’indagine in particolare si è focalizzata su sei aspetti:
- impegno delle città per la transizione alla neutralità climatica
Se da una parte l’85% delle città del campione ha aderito al Patto dei sindaci: – il 90% di quelle del Nord, l’86% di quelle del Centro e solo il 64% di quelle del Sud – ciò che emerge è che resta ancora molto da fare per coinvolgere le città per l’obiettivo della neutralità climatica al 2050. Solo una minoranza (4%) di città del campione, tutte del Nord, ha fissato anche tale target al 2050 e solo il 47% del campione conosce l’iniziativa Race to Zero lanciata dall’ONU.
Questa carenza rispetto all’impegno di neutralità climatica è una diretta conseguenza del fatto che ancora, in Italia, questo impegno non è stato assunto neanche a livello nazionale: siamo infatti l’unico grande Paese europeo a non avere ancora una legge per il clima. Una volta sancito a livello nazionale, l’impegno di neutralità climatica dovrà essere comunicato alle città come obiettivo strategico chiave per il loro impegno nel contrasto alla crisi climatica.
- efficienza energetica
L’impegno generale delle città nel campo del risparmio energetico pare piuttosto carente. Circa la metà delle amministrazioni non dispone nemmeno di una conoscenza dei consumi locali di energia, scarsa è l’attenzione alla maggiore elettrificazione come via per rendere più efficienti i consumi energetici e scarsa è la dotazione tecnica dedicata al tema, testimoniata dalla bassa percentuale – meno di un terzo – delle città che dispongono di un energy manager.
Migliore è invece l’impegno delle città per la riqualificazione energetica degli edifici pubblici e per l’efficienza energetica dell’illuminazione pubblica: nel 73% delle città sono stati definiti programmi di riqualificazione energetica degli edifici pubblici.
- fonti rinnovabili
Circa la metà della città ha adottato iniziative per promuovere la produzione di energia elettrica da solare fotovoltaico, percentuale che scende per quella solare termica e che arriva a quote molto basse per l’eolico e le altre fonti rinnovabili.
Ciò che preoccupa è il quadro che emerge rispetto agli impegni futuri. Per accelerare la transizione energetica le fonti rinnovabili dovranno crescere moltissimo anche nei territori urbani, a partire dal fotovoltaico sulle superfici edificate. Ma gran parte delle città non conosce oggi la quota dei propri consumi di energia soddisfatti con fonti rinnovabili e non ha fissato propri obiettivi di sviluppo delle fonti rinnovabili. La quasi totalità delle città non dispone di un inventario delle superfici disponibili per impianti alimentati da fonti rinnovabili e oltre i due terzi non ha alcuna iniziativa in corso per lo sviluppo di iniziative promettenti come le comunità energetiche.
- decarbonizzazione dei trasporti
Sulla questione della decarbonizzazione dei trasporti e per una mobilità più sostenibile, spiccano i programmi della maggior parte delle città: oltre il 90% delle città ha in programma di aumentare le piste ciclabili e le colonnine di ricarica elettrica; il 60% di aumentare i programmi di sharing. Pure di buon livello sono le percentuali delle città impegnate ad aumentare le vie e zone a traffico limitato e le aree totalmente pedonalizzate, tenendo conto della “delicatezza” e della difficoltà delle misure.
Emerge però che quasi il 60% delle città non dispone di un Piano per la mobilità urbana sostenibile (percentuale che sale significativamente per i piccoli comuni) e che la larga maggioranza delle città non disponga della valutazione delle emissioni di gas serra generate dai trasporti urbani nel loro territorio. Ciò conformerebbe che l’approccio delle amministrazioni locali alla mobilità urbana sostenibile è motivato da comprensibili ragioni legate alla qualità dell’aria locale, alla decongestione del traffico e al miglioramento della qualità della mobilità dei cittadini, ma che il contributo rilevante alla neutralità climatica della decarbonizzazione dei trasporti sia tenuto in considerazione in modo ancora molto limitato.
- gestione circolare dei rifiuti
Le città intervistate dedicano, in larga parte, adeguata attenzione alla prevenzione della produzione dei rifiuti e alle raccolte differenziate dove raggiungono ormai, in genere, buoni livelli: l’82% ha un tasso di raccolta differenziata superiore alla media nazionale (pari al 63% nel 2020); il 73% delle città rispondenti ha adottato programmi di prevenzione della produzione dei rifiuti urbani.
Ma è ancora poco diffusa la consapevolezza di quanto le abitudini di consumo dei cittadini e la gestione dei rifiuti abbia un impatto significativo anche in termini di crisi climatica: solo il 41% delle amministrazioni locali ha promosso iniziative di analisi e informazione dei cittadini su tali aspetti. Le città che hanno risposto sono ben orientate e attive nella gestione sostenibile dei rifiuti, ma dedicano ancora scarsa attenzione all’analisi e all’informazione dei cittadini sull’impatto delle loro scelte di consumo in termini di contributo alla riduzione delle emissioni.
- assorbimenti di carbonio
Le città hanno chiara l’importanza delle iniziative di rigenerazione urbana allo scopo non solo di aumentare gli assorbimenti di carbonio (e quindi di mitigare il loro impatto sulla crisi climatica), ma anche di migliorare la resilienza climatica dei loro territori. Risulta molto positivo ed esteso alla quasi totalità delle città l’impegno in atto per aumentare le alberature e le aree verdi urbane. Risulta anche in notevole sviluppo, in quasi i due terzi delle città, l’iniziativa degli orti urbani, il 63% dei rispondenti a livello nazionale infatti ha un programma di sviluppo dedicato.
Oltre la metà delle città ha inoltre ben presente l’obiettivo europeo di arrivare ad azzerare il consumo netto di suolo, fondamentale per migliorare la qualità del loro territorio e la resilienza davanti agli impatti della crisi climatica.