11 Ottobre 2022

Sharing mobility: l’alleato chiave per decarbonizzare i trasporti

sharing mobility La sharing mobility è in continua crescita nelle città italiane. Il 2021, nonostante il persistere di alcune limitazioni alla mobilità per le misure di contenimento della pandemia, segna una decisa ripresa: sono 35 milioni gli spostamenti effettuati nel 2021 con un mezzo in sharing, il 61% in più rispetto al 2020 (com’era auspicabile) ma anche in crescita (+25%) rispetto  al 2019.

A scattare la fotografia dell’Italia della sharing mobility è il “Rapporto sulla sharing mobility”, presentato negli scorsi giorni a Roma in occasione della 6° Conferenza Nazionale della Sharing Mobility, “Lesscars: drive the revolution”, organizzata dall’Osservatorio Nazionale sulla Sharing Mobility, promosso dal ministero della Transizione Ecologica, dal ministero delle Infrastrutture e delle mobilitá sostenibili e dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile.

Ma cos’è la sharing mobility?

L’Osservatorio la definisce un fenomeno socio-economico che investe tanto l’offerta di trasporto quanto la domanda di mobilità. Dal lato dell’offerta, la sharing mobility diffonde un numero sempre più esteso e variegato di servizi di trasporto che utilizzano le tecnologie digitali per facilitare la condivisione di veicoli e tragitti e realizzare servizi flessibili, scalabili e originali. Dal lato della domanda, la sharing mobility consiste in una generale trasformazione del comportamento degli individui che tendono progressivamente a privilegiare l’accesso temporaneo ai servizi di mobilità piuttosto che utilizzare il proprio mezzo di trasporto, e su questa base, aderire a nuovi stili di vita che prediligono l’efficienza, la sostenibilità e la condivisione.

La sharing mobility in senso stretto include le opzioni di vehicle-sharing (carsharing, scootersharing, bikesharing, monopattino-sharing) e quelle di ride-sharing, fra cui ad esempio il carpooling. Queste forme più recenti di mobilità condivisa si uniscono a quelle più tradizionali e già diffuse del Trasporto pubblico locale (TPL) e dei servizi su richiesta come Taxi ed NCC.

Secondo il Rapporto, fra gli spostamenti in vehicle-sharing del 2021 il 51% è stato fatto in monopattino, il 23% in bici, il 17% in auto e il 9% in scooter. Fra le città italiane, Milano e Roma si confermano, ancora per distacco, i capoluoghi dove questa nuova forma di mobilità è più diffusa, sia in termini di offerta dei servizi (entrambe con oltre 20.000 mezzi a disposizione) che di numero di noleggi registrati (entrambe circa 10 milioni) e km percorsi (Roma quasi 40 milioni di km, Milano quasi 50). Ma la mobilità condivisa in Italia non è solo appannaggio delle grandi città: nel 2021, infatti, sono ben 62 i capoluoghi di provincia che offrono servizi in sharing (e 46 quelli che non li offrono).

La sharing mobility è una delle leve principali grazie a cui possiamo accelerare la difficile decarbonizzazione dei trasporti, che in Italia è l’unico settore a non aver ancora ridotto le sue emissioni di gas serra, per la maggior parte causate dalla mobilità su strada e dalle troppe auto che circolano nel nostro Paese.

La mobilità condivisa, infatti, ha già intrinsecamente tutte le caratteristiche di un futuro sostenibile e innovativo dei trasporti urbani: i mezzi sono più leggeri, più piccoli e quasi completamente a zero emissioni locali (per il 94% nel 2021), e il loro utilizzo più flessibile.

Ma soprattutto, ci spinge a togliere le auto dalle nostre strade e a diffondere nelle nostre città un approccio less cars: meno auto che si muovono e che sostano a bordo strada significa ridurre tutti gli impatti negativi della mobilità come il consumo di risorse non rinnovabili, le emissioni, la congestione, gli incidenti stradali ma anche migliorare la vivibilità delle nostre città, rendere le nostre strade più giuste, più accoglienti, più sicure.

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