6 Febbraio 2023

L’agricoltura ha soprattutto emissioni non energetiche (e di metano)

Agricoltura emissioniL’agricoltura è il quarto settore per emissioni di gas serra in Italia (dopo l’industria, gli edifici e i trasporti). Nel 2021 si stima abbia immesso in atmosfera oltre 40 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, circa il 10% del totale nazionale. Rispetto al 1990, quando ne produceva circa 48 milioni, ha tagliato le proprie emissioni del 13%.

Ma l’agricoltura ha una particolarità quasi unica fra tutti i settori: la grande maggioranza (oltre il 75%) delle emissioni agricole sono di origine “non energetica”, ossia non derivano dalla combustione delle fonti fossili (gas, petrolio, carbone) né dai consumi elettrici. È l’unico settore insieme all’industria ad essere caratterizzato da questo tipo di emissioni. Nel caso dell’agricoltura, come avremo modo di approfondire, si tratta soprattutto di emissioni da allevamenti intensivi e da uso del suolo e quasi esclusivamente di emissioni di metano: l’agricoltura è infatti il primo responsabile in Italia per la produzione di questo potente gas serra, che rispetto alla CO2 ha una permanenza in atmosfera più breve ma un potenziale di riscaldamento globale molto superiore.

La preponderanza di questo tipo di emissioni e alcune caratteristiche legate al modello produttivo rendono la decarbonizzazione di questo settore particolarmente complessa. Il fatto che si tratti soprattutto di emissioni non energetiche vuol dire che bisogna intervenire in modo particolarmente radicale e innovativo sui processi produttivi, e non basta “semplicemente” ridurre il consumo di combustibili fossili (come è il caso dei trasporti o degli edifici, per cui la sfida non è certo facile ma l’obiettivo almeno è ben identificato). Inoltre, abbiamo a che fare con emissioni generate in modo molto capillare e distribuito nel territorio (immaginate centinaia di migliaia di allevamenti e campi coltivati in giro per l’Italia), per cui bisogna lavorare su soluzioni che possano essere replicate efficacemente su vasta scala da un numero elevatissimo di allevatori e coltivatori.

Queste due caratteristiche comportano che anche in Italia, come nel resto del mondo, l’agricoltura sarà insieme all’industria uno dei settori che non saremo in grado di decarbonizzare completamente neanche nel 2045, quando dovremo raggiungere la neutralità climatica. Dovremo ovviamente lavorare per ridurle il più possibile, ma resterà sempre una piccola parte di queste emissioni di metano che non riusciremo ad abbattere e che quindi saremo costretti a compensare aumentando gli assorbimenti di CO2 dall’atmosfera, ad esempio attraverso nuove foreste o sviluppando specifiche tecnologie di cattura.

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