28 Settembre 2022

Nel mondo ci sono più occupati nelle energie pulite che nelle fossili

Le energie pulite danno lavoro a quasi 40 milioni di persone in tutto il mondo e già oggi impiegano più occupati rispetto alle fonti fossili. Sono 65 milioni le persone che lavorano nel comparto dell’energia, circa il 2% di tutti gli occupati mondiali. Nel complesso il comparto dell’energia impiega oltre 65 milioni di lavoratori, ovvero il 2% di tutti gli occupati mondiali.

Questo quanto emerge dal nuovo rapporto della IEA (International Energy Agency) World Energy Employment Report che, per la prima volta, ricostruisce un inventario globale dalla forza lavoro nei settori energetici. Il Rapporto sarà pubblicato annualmente, fornendo in questo modo un aggiornamento costante della mappa dell’occupazione nel settore energetico.

energie pulite lavoro

Fonte: IEA

Dopo il calo registrato nel 2020, l’occupazione è tornata a crescere al di sopra dei livelli pre-pandemia, la crescita è stata trainata dalle assunzioni nei settori dell’energia pulita che ha superato la soglia del 50% per la sua quota di occupazione energetica totale. Il settore del petrolio e del gas, nel frattempo, ha registrato uno dei maggiori cali dell’occupazione di sempre all’inizio della pandemia che non ha ancora ancora recuperato. Circa il 60% degli occupati energetici sono coinvolti nello sviluppo di nuovi impianti, includendo nel conto anche la realizzazione delle singole componenti.

Più della metà dell’occupazione energetica si trova nella regione Asia-Pacifico. Ciò riflette la rapida espansione delle infrastrutture energetiche nella regione e l’accesso a manodopera a basso costo che ha consentito l’emergere di centri di produzione che servono sia i mercati locali che quelli di esportazione, in particolare per i pannelli solari, i veicoli elettrici e le batterie. La sola Cina rappresenta il 30% della forza lavoro globale nel settore dell’energia.

Dall’analisi dell’Agenzia emerge anche l’elevata qualificazione professionale del settore, con circa il 45% delle persone impegnate in attività high-skilled, dato decisamente maggiore del 25% medio registrato per l’economia nel suo complesso.

Oltre a ricostruire il quadro attuale, la IEA ha valutato anche gli impatti occupazionali dei diversi scenari energetici ed emissivi. In tutti gli scenari l’occupazione nell’energia pulita è comunque destinata a crescere sensibilmente, compensando abbondantemente il calo dei posti di lavoro nei combustibili fossili. In particolare, nello scenario che prevede il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050, in linea quindi con gli impegni di Parigi, al 2030 verrebbero creati 14 milioni di nuovi posti di lavoro nel settore dell’energia pulita, mentre altri 16 milioni di occupati energetici dovrebbero ricoprire nuovi ruoli legati all’energia pulita. Ovviamente i nuovi posti di lavoro nel settore energetico potrebbero in molti casi richiedere nuove competenze: da qui la raccomandazione ai decisori politici di concentrarsi sulla formazione professionale e sullo sviluppo delle capacità per trarre il massimo vantaggio dalla transizione energetica che ci attende.

I paesi di tutto il mondo stanno rispondendo all’attuale crisi cercando di accelerare la crescita delle industrie di energia pulita locali. Le regioni che faranno questa mossa vedranno un’enorme crescita di posti di lavoro – ha affermato il direttore esecutivo dell’IEA Fatih Birol – cogliere questa opportunità richiede lavoratori qualificati. Governi, aziende, rappresentanti del lavoro ed educatori devono unirsi per sviluppare i programmi e gli accreditamenti necessari per coltivare questa forza lavoro e garantire che i posti di lavoro creati siano posti di lavoro di qualità in grado di attrarre una forza lavoro diversificata.

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