16 Settembre 2022

Quanto consumano le nostre case e perché siamo indietro in UE

Abbiamo già visto come gli edifici siano il primo settore per consumi di energia in Italia e anche quello che più di tutti gli altri li ha aumentati nel corso del tempo. Quando parliamo di edifici intendiamo, ovviamente, sia quelli pubblici che quelli privati, dai centri commerciali a scuole e ospedali ad esempio. Ma soprattutto parliamo delle nostre case, che da sole sono responsabili per circa i due terzi dei consumi di energia di questo settore.

Secondo l’ultimo censimento Istat (risalente al 2011, in attesa che vengano resi disponibili i risultati del nuovo censimento del 2021), in Italia ci sono circa 31 milioni di abitazioni, di cui solo 24 milioni risultano effettivamente abitate e su cui possiamo immaginare si concentrino la gran parte dei consumi (le rimanenti possono essere ad esempio seconde case, abitate in modo sporadico o non abitate affatto). Di queste circa il 40% sono costituite da abitazioni indipendenti, villette a schiera o simili, mentre la parte rimanente, quindi circa 14 milioni, è costituita da appartamenti in condomini plurifamiliari.

Per soddisfare il fabbisogno energetico di queste 24 milioni di abitazioni, nel 2021 in Italia sono state consumate 33 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (tep), di cui quasi il 55% rappresentato da gas (circa 22 miliardi di mc) e poco meno del 20% di energia elettrica (67 miliardi di kWh, circa un quinto del consumo nazionale di elettricità), immettendo in atmosfera circa 70 milioni di tonnellate di gas serra.

Come possiamo valutare queste performance? Per provare a capirne di più può essere utile un confronto con altri Paesi europei, ad esempio misurando il consumo medio di una abitazione tipo. Visto che il grosso dei consumi di energia delle nostre case deriva dalla necessità di riscaldare e raffrescare gli ambienti, per rendere più verosimile questo confronto il progetto Odyssee-Mure ha elaborato una metodologia che tiene conto delle diverse zone climatiche e, quindi, di quei fattori che influenzano il consumo effettivo ma che non dipendono dalla qualità degli edifici e degli impianti.

E purtroppo quella che emerge è una cattiva notizia. Secondo questa analisi, a parità di condizioni climatiche una abitazione media italiana consuma circa il 50% in più della media europea, 1,9 tep/anno contro 1,3 (o anche 15 kilogrammi equivalenti di petrolio per ogni mq contro i circa 9 europei). Questa situazione è figlia del fatto che negli ultimi due decenni mentre gli altri Paesi hanno progressivamente ridotto i consumi delle abitazioni mettendo in campo politiche e misure di efficientamento efficaci, l’Italia è rimasta ferma al palo: in vent’anni, infatti, i consumi energetici medi di una casa italiano non sono praticamente cambiati, mentre in Europa in media sono stati tagliati del 17% e alcuni Paesi come la Francia, si sono spinti verso un taglio di oltre il 20%.

Ma una good news in fondo la possiamo dare: abbiamo un gran margine di miglioramento e, utilizzando le strategie giuste, potremmo cominciare a ridurre velocemente i nostri consumi domestici, il cui peso sul portafogli delle famiglie è aumentato esponenzialmente, e la nostra storica dipendenza dalle importazioni di gas, di cui come si sa siamo grandi consumatori.

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