12 Ottobre 2022

Come sta andando la sharing mobility in Italia

Partiamo da un dato: i trasporti in Italia sono responsabili del 25% delle emissioni di gas serra. È un dato importante, anche perché il settore dei trasporti è uno di quei settori difficili da decarbonizzare e anche l’unico che non ha ridotto le emissioni dal 1990 ad oggi. Questo perché il combustibile primario utilizzato, il petrolio, è difficile da sostituire, e oggi in Italia il 90% dei veicoli privati usano proprio questa fonte di energia.

L’auto elettrica è la risposta a questo problema? Sì e no. Da un lato è infatti fondamentale passare all’elettrificazione dei veicoli – purché la produzione di energia elettrica avvenga a partire da energie rinnovabili – dall’altro è più dirimente in questo momento ripensare radicalmente il nostro modo di spostarci. Soprattutto perché il 70% degli spostamenti in auto avviene all’interno delle città e per tragitti inferiori ai due o tre chilometri. Inoltre, molto spesso l’auto trasporta una sola persona.

Siamo abituati a pensare al settore dei trasporti in maniera troppo dicotomica, credendo che o esiste il trasporto privato – la mia auto che metto in moto con la mia chiave – o il trasporto pubblico – al quale accedo con un biglietto. In realtà ci sono tantissime sfumature di soluzioni intermedie.

La parola centrale per descrivere questa necessità di essere versatili è “intermodalità”: ossia essere in grado di spostarsi in modi diversi con formule diverse a seconda delle necessità. In città per i brevi tragitti o per i centri storici si può scegliere la bicicletta, il monopattino, per i lunghi viaggi regionali o interregionali l’automobile, insomma, per ogni tipo di esigenza c’è anche una diversa soluzione che in taluni casi si presenta non solo meno inquinante della tradizionale, ma anche più economica.

Dal rapporto della Sharing Mobility condotto dalla Fondazione dello Sviluppo Sostenibile in collaborazione con Italy For Climate, è emerso che alcune città italiane sono nella top ten in Europa per utilizzo di mezzi di sharing mobility come monopattini, biciclette, scooter e macchine. Questo si traduce in una riduzione dell’utilizzo dell’auto privata.
Ricordiamo che l’auto privata resta ferma per il 93% del suo tempo e che per mantenerla devono essere sostenuti dei costi fissi importanti (come assicurazioni, revisioni etc.) e anche dei costi variabili che hanno un certo peso, soprattutto nel clima recente di crisi energetica e aumento del prezzo del carburante.

Spesso ci chiediamo: perché tagliare le proprie emissioni sulle auto private se poi c’è un intero settore, quello dell’aviazione, che da solo emette una quantità impressionante di gas serra? Come comportarsi nel caso dei lunghi spostamenti?
A meno che non prevediamo di arrivare a New York con il monopattino, è chiaro che ci affideremo al mezzo di trasporto tradizionale. Ma intanto, agiamo su quello che possiamo, aggredendo le emissioni dei trasporti nel nostro paese, non solo per il nostro ambiente, ma anche per il nostro portafogli e per la nostra salute. Il punto non è rinunciare drasticamente ad ogni mezzo di trasporto, ma al contrario, aggredire le emissioni dei trasporti più facili da aggredire.

Il contenuto di questo articolo è stato estratto dalla puntata del 12/10/2022 del programma radiofonico “Io, Chiara e il Green”. Ogni mercoledì la conduttrice Chiara Giallonardo intervista un esperto del team di Italy for Climate su temi di attualità legati a clima ed energia. In questa puntata è stato ospite Raimondo Orsini, direttore della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile. Puoi riascoltare la puntata su Rai Play Sound.

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